Leggere digitale fa male agli occhi?

#LeggiUnEbookAncheTu: Leggere digitale fa male agli occhi?

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Leggere digitale fa male agli occhi? No, e per chi avesse il dubbio mai affermazione fu più falsa e niente di meno che una leggenda metropolitana. E ora vi spiego perché, dimostrandovi anche che la verità tende verso l’opposto.

Tra i più grandi pregiudizi sulla lettura, ancora oggi, le persone credono che leggere in digitale possa in qualche modo fare male alla vista. Il fraintendimento è legato al fatto che visto che un ereader è un oggetto con uno schermo, anche il suo schermo, così come cellulari, tablet e computer, possa affaticare la vista. Ragionamento valido, ma sbagliato, perché gli schermi di un lettore di ebook sono diversi da quelli appena citati. Dunque: perché è sbagliato dunque pensare che Leggere digitale fa male agli occhi?

Quando sono stati progettati i primi lettori questo punto è stato il più complesso: bisognava far diventare i libri digitali, ma allo stesso tempo però non possono essere oggetti che disturbano l’attenzione e la vista delle persone, altrimenti non avrebbe senso costruire un oggetto ad hoc per rendere tecnologici i libri, ma basterebbe farlo sul nostro cellulare e tablet. Per ovviare a questo problema è stata inventata la carta elettronica, che grazie alla tecnologia e-ink riesce a ricreare sullo schermo l’effetto carta, senza il fastidioso disturbo luminoso degli altri dispositivi tecnologici retroilluminati.

Cerco di spiegarvi in maniera semplice come funziona: l’inchiostro elettroforetico o e-ink è stata inventata nel 1996 da Joseph Jacobson (fonte Wikipedia) e non usa uno schermo a cristalli liquidi ma cerca d’imitare la carta stampata. Riflette per questo la luce ambientale non emette luce di suo, riducendo quella luce blu che affatica la vista. Tutti gli ereader di nuova generazione sono forniti di retroilluminazione, ma dotati di tecnologie che hanno sempre lo scopo di disturbare la vista, fungendo più da lucetta da lettura esterna alla pagina del libro.

Insomma e-ink usa un processo che si chiama elettroforesi: la carta elettronica è composta da sue sottili strati sovrapposti divisi da sfere della grandezza di o,3 millimetri che accendendosi e spegnendosi cambiano colore (nero e bianco) e riproducono in questo modo le parole del libro sullo schermo. Questo oltre a non affaticare la vostra, consuma anche pochissima energia e dunque rende autonomo il lettore per moltissimo tempo.

Questo è come, a livello di vista, non vi è differenza tra leggere in digitale e leggere un buon vecchio libro, rendendoli quasi la stessa cosa. Il vantaggio lo aggiungo io: il libro è stampato, e di conseguenza le dimensioni della pagina non si possono modificare. Molte edizioni, spesso i classici, sono scritte con caratteri molto piccoli e fitti, cosa che effettivamente può stancare la vista. Al contrario un ebook letto su un ereader dà la possibilità al lettore di scegliere le dimensioni con il quale si vuole leggere, aiutando a frure il libro in base alle proprie necessita e desideri.

Quando su Instagram ho chiesto ai miei follower quale era il vantaggio maggiore del passaggio alla lettura digitale la maggior parte delle persone che hanno risposto hanno parlato di un vantaggio per la vista: il fatto che leggendo si possa ingrandire il testo in base alle proprie necessità aiuta sia chi non ha problemi di vista, ma sottolineando che ha soprattutto cambiato il metodo di lettura di persone vicine con gravi problemi, come per esempio gli ipovedenti, in modo da semplificare il loro approccio alla lettura. So che non è un dato certo, ma sicuramente è una testimonianza che mi ha dato modo di riflettere su questo argomento, e scrivere questo articolo.

Quindi leggere digitale fa male agli occhi? No, assolutamente no.

Al prossimo mese con un nuovo approfondimento digitale e una nuova puntata di #leggiunebookanchetu.

Le puntate precedenti le trovate qui.

Giorgia

 

Reading Time: 3 minutes Leggere digitale fa male agli occhi? No, e per chi avesse il dubbio mai affermazione fu più falsa e niente di meno che una leggenda metropolitana. E ora vi spiego…

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