L’angolo dell’intervista – Booktique incontra Massimiliano Alberti

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Avendo un blog letterario, uno dei rapporti più belli che si vanno a creare sono quelli Autore/recensore. Quando nasce una collaborazione con uno scrittore che contatta il blogger, gli regala il proprio libro con la speranza che piaccia al suo lettore, non sempre il rapporto termina con la recensione. Ed è bello che nasca un’amicizia da una passione comune, quella dei libri.
Questa premessa serve a presentare la mia chiacchierata con uno di questi autori, Massimiliano Alberti, scrittore de L’invitato, romanzo edito nel 2018 da Infinito edizioni, che ho letto un paio di mesi fa e di cui vi ho già parlato in precedenza.
Ho fatto una breve intervista a Massimiliano, facendo due chiacchiere non solo sul suo libro, ma sul mondo dei libri, e la sua passione per la scrittura e lettura.

Massimiliano Alberti
Massimiliano Alberti

Eccovi la mia intervista a Massimiliano Alberti:

G: Ciao Massimiliano, come prima domanda  volevo chiederti, come sei diventato uno scrittore?

M- Definirmi uno scrittore lo trovo un po’ azzardato, ho scritto un libro ed è stato edito da una buona casa editrice: un buon inizio.

G – Cosa provi quando scrivi?

M – La stesura di un romanzo può influire molto sul mio umore. Se sono compiaciuto di quello che ho scritto sono felice, entusiasta con la voglia di gridare al mondo tutto quello che sento, diversamente posso provare un senso di impotenza, tristezza e desolazione.

G- Come nasce il tuo primo romanzo L’invitato?

M- Doveva essere un messaggio privato verso pochi, poi è diventato un libro. Il destino ha voluto così.

G- Nella tua storia descrivi tre ragazzi e le loro avventure a Vienna. Uno dei quali, Leo, dall’etica discutibile in alcuni punti. Quanto ti rivedi in Leo?

M- Lo sbaglio perpetuo di un lettore, è cercare la morale in un testo di narrativa, in questo caso, come diceva O. Wilde: l’artista può esprimere qualsiasi cosa, non esistono libri morali o immorali, i libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto. Diverso se invece se si leggono libri storici o saggi. I romanzetti commissionati per adulare il lettore su temi sensibili, non è letteratura. Ad esempio, se parlassimo di Madame Bovary, definiremo il testo sessista? E se leggessimo Bukowsy allora? Narrativa è una storia romanzata, puoi trarne la bellezza del linguaggio o la crudeltà del realismo. Io in quale mi rivedo? Beh, in tutti e tre, il libro l’ho scritto io.

G- Quanto hai messo di te in questo romanzo?

M- E’ un io narrante in prima persona… c’è sempre il giusto equilibrio fra sfogo e realtà.

G- Cosa ne pensi dell’editoria moderna e di questo mercato che molti chiamano saturo?

M – Credo che manchi un reale filtro sulla qualità, in genere vengono proposti autori con un potenziale per vendere di più, giornalisti ad esempio, favori su favoretti. I blogger sono il termometro più sicuro: 1)- perché sono lettori veri 2)- perché non traggono profitti.

G- E nonostante il mercato che definirei ballerino, vorresti fare lo scrittore di professione, a tempo pieno?

M- E’ il mio obiettivo di vita.

G-  Oltre che uno scrittore, so che sei un lettore di quelli forti. Chi sono state le tue maggiori fonti di ispirazione letteraria e perché?

M – Mordecai Richler nella versione di Barney, Nick Horby con Alta Fedeltà, Erich Segal in The Class: Questi per l’ironia e melanconia! Fitzgerald nel Grande Gatsby, Wilde con il ritratto Di Dorian Grey, Arthur Schnitzler in doppio sogno: questi per la bellezza del linguaggio. Gustave Flaubert con Madame Bovary per la complicata evoluzione della trama. Potrei citarne altri, ma questi sono per me quelli più significativi.

G- La mia ultimissima domanda: secondo te, per avere successo, cosa deve avere un bravo scrittore?

M – Linguaggio e aver qualcosa da dire, tutto il resto, purtroppo, lo decidono i media.

Ringrazio Massimiliano Alberti per la disponibilità dimostrata, e vi ricordo di dare un’occhiata alla mia recensione de L’invitato, che potete trovare qui.

A presto con altri articoli di approfondimento su autori, libri e mondo editoriale!

Giorgia

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