Recensione di Ethan Frome di Edith Wharton
Reading Time: 3 minutes
Edith Wharton
Classico
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
21 maggio 2008
Cartaceo - Ebook
144
Fin dalla sua apparizione, nel 1911, questo romanzo si propone come una sorta di ordigno narrativo affascinante e perturbante. Racconta la vicenda che lega tra loro Ethan Frome, Zeena, sua moglie, e Mattie, cugina di lei, della quale Ethan si innamora. Sembra che questo nuovo legame possa essere l'inizio di una fase di cambiamento, la fuga per Ethan dalla prigione domestica. Le cose però vanno diversamente. Con maestria inventiva la Wharthon riserva ai tre personaggi un destino al contempo tragico e grottesco. Un libro nel quale la narrazione è lo strumento che permette di sciogliere il nodo, all'apparenza inestricabile, dei legami tra gli esseri umani.
Una delle letture del mese scorso è stata Ethan Frome, di Edith Wharton, un grande classico americano, che però non mi ha stupito così tanto. L’ho letto come lettura del mese del gruppo di lettura #inomniaparatusgdl e, nonostante la brevità del volume, non sono riuscita a goderlo fino in fondo!
Ma di cosa parla Ethan Frome?
In una cittadina innevata del Massachusetts, Starkfield, arriva un forestiero che rimane colpito dalla figura di un signore di mezza età dal nome Ethan Frome, di cui nessuno però in paese ha intenzione di raccontargli la storia, avvolgendola in un aurea di mistero.
Un giorno avrà bisogno proprio di un passaggio dal signor Frome a causa neve e da qui verrà a scoprire la misteriosa storia di questo misterioso personaggio. A questo punto il libro fa un salto nel passato, raccontandoci la pietosa storia di Ethan, di come si sia ridotto a un uomo miserabile e silenzioso, di come la sua vita si sia rovinata per sempre.
Ci troviamo davanti a un racconto breve e intenso, con una scrittura molto aulica e impreziosita da un vocabolario decisamente forbito; lo stile della scrittrice è dunque lento e ridondante, per dare un atmosfera classica al suo scritto.
La storia raccontata è la parabola discendente della vita di un uomo che ha dato tutto per gli altri, e alla fine, nell’unico momento in cui desiderato qualcosa per sé, qualcosa di bello, di buono, in quel momento aveva pensato di mettere i bisogni di se stesso davanti a quelli degli altri, il destino gli volta le spalle e rende ancora più miserabile quel che resta della sua esistenza.
Ethan Frome è un libro che non racconta l’esistenza con gentilezza, ma anzi la disegna in tutta la sua brutalità e ingiustizia.
Le convenzioni sociali, ci dice Edith Wharton la sua autrice, non vanno sfidate, bisogna sempre fare quello che è più giusto, rispettare il matrimonio nonostante questo sia miserabile e renda infelice una persona, non bisogna mischiarsi con persone di ceto inferiore al proprio perché è sbagliato, non si può pensare di aspirare alla felicità perché la vita da un momento all’altro ti può togliere anche quel piccolo barlume di speranza. Sembra questo il messaggio finale che vuole passare la scrittrice statunitense.
E così la storia di Ethan Frome che per una volta ha creduto di poter essere felice tra le braccia di Mattie, cugina della moglie che era stata mandata a casa loro per dare una mano nei lavori domestici, viene illuso da un’esistenza che si rivela meschina. E ci illudiamo anche noi lettori che ci possa essere un happy ending per tutti, che le cose possano finire nel modo migliore e che alla fine i protagonisti vivranno felici e contenti. Ma l’autrice con questo suo breve scritto ha deciso di mandare un messaggio differente, che rompe ogni illusione e distrugge la speranza; un messaggio cinico e brutale, ma che pare però il più adeguato alla storia raccontata.
La mia opinione
Il libro è stata per me un piccola delusione, specialmente perché in genere a me i classici piacciono quasi sempre, e tanto anche. Invece questa volta mi sono trovata davanti a un volume che, nonostante il messaggio che porta con sé potesse essere di mio gradimento, non mi ha colpito per niente per come è stato scritto. Chiariamoci, non critico aspramente mai nessun libro, come sapete, per una questione di rispetto, però questa volta lo stile ricco di fronzoli mi ha annoiata, e nonostante il volume sia sottile e snello, mi ha fatto finire il racconto a fatica, e ahimè non ne riesco a essere proprio entusiasta.
Per concludere, Ethan Frome è un classico americano che, a chi piace uno stile più ricercato e ricco di dettagli consiglio moltissimo, soprattutto perché la storia è molto bella e dolorosa, raccontando della brutalità dell’esistenza, della vita che cambia e muta improvvisamente, della condizione molte volte meschina dell’uomo.
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Alla prossima,
Giorgia
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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