Lezioni di letteratura: Ulisse di Joyce letto da me e spiegato da Nabokov
Reading Time: 4 minutes
James Joyce
Classico
New Compton Editori
2/2/1922
Cartaceo - Ebook
864
Ulisse di James Joyce, sin dal giorno della sua pubblicazione – il 2 febbraio del 1922, quarantesimo compleanno dell’autore – era destinato a mutare radicalmente le sorti della letteratura contemporanea. Il romanzo è la cronaca di una giornata reale, un inno alla cultura e alla saggezza popolare, e il canto di un’umanità rinnovata. L’intera vicenda si svolge in meno di ventiquattro ore, tra i primi bagliori del mattino del 16 giugno 1904 – data in cui Joyce incontra Nora Barnacle, la futura compagna di una vita, che nel tardo pomeriggio dello stesso giorno lo farà «diventare uomo»... – fino alle prime ore della notte del giorno seguente. Il protagonista principale, l’ebreo irlandese Leopold Bloom, non è un eroe o un antieroe, ma semplicemente un uomo di larghe vedute e grande umanità, sempre attento verso il più debole e il diverso, e capace di cortesia anche nei confronti di chi queste doti non userà con lui. Gli altri protagonisti sono il giovane intellettuale, brillante ma frustrato Stephen Dedalus – già personaggio principale del libro precedente di Joyce, Dedalus. Un ritratto dell’artista da giovane – e Molly Bloom, la moglie dell’ebreo, vera e propria regina del romanzo. Alla fine, stesa sul vecchio letto scricchiolante, Molly sarà intenta a riflettere – in un monologo di più di ventimila parole non scandite da punteggiatura – sulla giornata appena trascorsa, sul suo tradimento del marito, su ogni ricordo del passato, e sui potenziali futuri immaginati. Figura dalla solida corporeità, Molly è una donna gloriosamente istintiva,ma anche resistente a una qualunque forma di caratterizzazione categorica. Ulisse è un romanzo della mente: i monologhi interiori e il flusso di coscienza sono una versione moderna dei soliloqui amletici. Si insinuano gradualmente nelle trame dell’opera, fino a dissolvere ogni limite tra narrazione realistico-naturalista e impressione grafica del pensiero vagante. «Chiunque legga Ulisse può dichiararsi un esperto», spiega Declan Kiberd. È un testo che detta le condizioni della propria lettura.
Dopo qualche mese di pausa, ritorno a parlarvi del MEGA GDL, gruppo di lettura virtuale in cui, io e altre persone, stiamo leggendo e analizzando i volumi menzionati in Lezioni di letteratura di Vladimir Nabokov, ovvero gli appunti dello stesso scrittore russo naturalizzato americano del ciclo di lezioni universitarie che tenne ai tempi della sua carriera da professore.
Durante i primi mesi dell’anno abbiamo letto i volumi più “semplici” ovvero Madame Bovary, Lo strano caso di dottor Jeckyll e mr Hyde, Dalla parte di Swann, Mansfield park e La metamorfosi, siamo arrivati al libro più temuto di tutto ilo gruppo di lettura: Ulisse di James Joyce.
A differenza degli altri volumi questa volta non ne farò una recensione per due motivi: primo perché non mi sento in grado di analizzare un libro di tale portata, e secondo perché la fama dell’Ulisse è reale ed è davvero un libro complicatissimo da capire, e onestamente non saprei da dove iniziare a recensirlo, poiché non ho una vera e propria opinione mia sul contenuto e il significato, e dato che anche critici letterari molto prestigiosi hanno avuto problemi a studiare questo volume, come potrei mai farlo io?
Dopo la premessa vediamo di cosa parla l’Ulisse di Joyce.
La trama di Ulisse
Leopold Bloom è un moderno Ulisse che si batte nel mare di persone di Dublino per trovare il suo posto nel mondo. Ha una moglie che lo tradisce, una figlia lontana e un erede maschio morto poco dopo la sua nascita. Le vicende di Bloom si incroceranno con quelle di Stephen Dedalus, figlio di un padre che lo ignora, intellettuale e antireligioso che si spende tra alcol e letteratura. Le vicende di Ulisse sono ambientate tutte in una giornata, che inizia per i due protagonisti in maniera diversa, che li porterà a incrociare le proprie strade più volte fino ad arrivare alla notte in cui finalmente si incontreranno.
La mia lettura di Ulisse
Come anticipato nella mia introduzione, quest’oggi non farò una recensione, ma vi racconterò della mia esperienza in questi due mesi passati in compagnia di questo temutissimo libro.
La lettura di questo volume epico e mastodontico non nego che è stata non solo difficile, ma impegnativa a tutto tondo. Non credevo, fino a un certo punto di poterlo nemmeno finire poiché, a conti fatti, di questo romanzo così celebre e complesso ho capito poco e niente. Per questo non mi sento in grado di darvi le mie impressioni, ne la mia opinione, e vi spiego subito il motivo: non ho mie opinioni perché non so quello che ho letto.
Ulisse è ricco di ironia, satira e citazioni a tante opere letterarie precedenti o contemporanee a Joyce, ma anche alla società irlandese in cui egi era nato. Il motivo per il quale la mia comprensione è stata nulla è proprio la mia profonda ignoranza, che mi ha nettamente imbrarazzato durante i tentativi di lettura di questo volume, perché si e no avrò capito una decina di citazioni, ed erano quasi tutte di Shakespeare, fine.
Fatta questa premessa, leggendone la struttura e le spiegazioni a fine di ogni capitolo si coglie di certo la genialità dell’autore, ma anche la sua avanguardia: è brillante immaginare tutto il lavoro che egli ha fatto dietro questo libro, la presa in giro a tutta la società e la letteratura, i cambi di stile, i riferimenti più disparati. C’è da dire anche che tale genialità può essere capita fino in fondo solo da critici molto preparati, che hanno passato anni a studiare questa pietra miliare della letteratura, cosa che io non sono. Mi piacerebbe infatti leggerlo ancora tra 10, ma anche 20 anni con una base culturale più ampia e una preparazione adeguata, per potermene fare un’opinione mia e goderlo in maniera diversa; ma credo che dovrò studiare molto per poter arrivare a questo punto.
Aspetto che non aiuta la lettura del romanzo è anche il celebre stream of consciousness per cui Joyce è famoso per averne abusato nel suo Ulisse. Ci si trova, infatti, davanti a interi capitoli senza punteggiatura, frasi lunghe dove parole senza un senso apparente vengono associate tra loro, incisi privi di logica, associazioni mentali delle più disparate messe insieme e raccontate come se fosse il flusso diretto della mente dei protagonisti. Questo tipo di scrittura inizialmente per me è stata traumatica, perché letteralmente mi perdevo nel flusso affaticandomi la lettura notevolmente. Col tempo, dopo centinaia e centinaia di pagine ci si abitua al modus operandi di Joyce e si riesce a cogliere le sfumature dei suoi interminabili paragrafi in maniera diversa, ma in prima battuta per me è stato difficile avvicinarmici.
Cosa dice Nabokov su Ulisses di Joyce nelle sue lezioni di letteratura
La lezione di Nabokov questa volta più che in precedenza mi ha aiutato a mettere insieme quello che ho letto e capirne qualcosa.
Quello che fa il professore questa volta è analizzare parte per parte, capitolo dopo capitolo, la storia, lo stile e i temi trattati da Joyce. Una lezione molto teorica che mi ha aperto la mente su alcune cose che non avrei mai potuto capire di questo libro; e non sto parlando di sfumature, ma di trama principale!
Il professore sbroglia i nodi della trama, interpreta le intenzioni di Joyce, ci spiega alcuni dei riferimenti nel testo, analizzai messaggi che l’autore vuole mandare ai suoi lettori.
Devo dire che questa lezione è una delle migliori strutturalmente parlando, anche se mi è mancata un po’ la verve di Nabokov: la sua analisi è impeccabile e oggettiva, ma apprezzo di più il professore, oramai, quando da i suoi giudizi personali, pure se eccessivi.
Siamo arrivati anche alla fine di Ulisse, a settembre inizieremo a leggere Casa desolata di Dickens, e poi il nostro gruppo di lettura basato su Lezioni di letteratura purtroppo finirà.
Fatemi sapere se avete mai letto questo volume, e vi saluto dandovi appuntamento tra due mesi con la nostra ultima lezione con Nabokov, e alla prossima settimana con una nuova recensione!
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Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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