Diario Letterario di Un’Italiana in Australia – Capitolo 8: Due mesi in Australia
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Capitolo 8: Due mesi in Australia
Dal fronte australiano anche questa settimana non ci sono grandi novità: niente lavoro ancora, la solita noia dilagante, continuo a leggere come se non ci fosse un domani, qualche festicciola ci ha tirato su di morale, il mio cellulare si rotto di nuovo. E stop; come vi avevo detto niente di memorabile.
E visto che non voglio ammorbarvi ancora per dieci minuti sul nulla, questa settimana, dato che stiamo per festeggiare i nostri due mesi in Australia, mi piacerebbe fare un racconto diverso: una sorta di bilancio, delle cose nuove che mi sono capitate in questo nuovo continente, delle differenze con la nostra parte del mondo, delle difficoltà ma anche delle belle occasioni che ci si sono presentate.
Un nuovo mondo
L’emozione di ascendere dall’aereo il primo giorno è stata immensa, che quasi non mi sono resa conto di essere dall’altra parte del mondo.
Dopo due mesi in Australia mi accorgo di più di essere in un mondo completamente diverso da quello a cui in genere siamo abituati noi europei: gli australiani in fondo sono simili a noi culturalmente parlando, perché di certo più occidentali che orientali, ma allo stesso tempo qui è tutto così diverso.
A partire dall’ambiente circostante: al contrario della nostra vecchia signora Europa qui è tutto così nuovo e recente, che anche una casa datata come la nostra avrà al massimo cinquant’anni. Le costruzioni quindi non sono i palazzetti di pietra a cui l’Italia ci ha abituato, e neanche i palazzoni che svettano in cemento anni ’70-80, ma sembrano molto più precarie e paiono tutte costruite in cartongesso e lamiera.
Anche la natura qui è completamente diversa, e riesce a stupirti come se fossi ancora bambina: ci sono palme ogni dove, piante mai viste e liane penzolanti, fiori dai mille colori, alberi dal tronco di gomma che se gli tiri un pugno non ti fai male perché hanno il corpo morbido per davvero, frutti sgargianti e dolci che credevi esistessero solo nei film.
Gli australiani come vi ho detto più volte sono molto alla mano, gentilissimi con tutti e soprattutto non si fermano alle convenzioni e alle apparenze: non tutti mettono le scarpe per andare in giro, così come la maglietta e a quanto pare non è considerata maleducata come cosa; almeno quelli che ho visto io in Queensland sono tutti tanto rilassati.
Ma soprattutto sembra che lavorino pochissimo. Chi lavora in ufficio finisce alle quattro, massimo alle cinque, e stessa cosa per i negozi.
Un lavoro che può esser fatto da uno, in genere lo fanno in tre o quattro, e io l’ho trovata una cosa altamente spassosa.
Insomma, vivono bene, tranquilli sereni e guadagnando di certo molti soldi, pare. Da cosa si capisce? Dalle loro case giganti e macchine ingombranti, quindi la vita non deve essere male per loro.
Le difficoltà della lingua
La cosa che mi spaventava di più, prima di arrivare qui, era la lingua. Adesso dopo due mesi in Australia posso dire che poteva andare molto peggio, dai. Partiamo dal presupposto che ho studiato la lingua inglese sin da quando andavo alle elementari, e ho sempre pensato di cavarmela egregiamente, ma evidentemente mi sbagliavo di grosso.
Per la prima settimana buona credo di non aver capito un bel niente di quel che mi diceva la gente, non riuscivo a parlare perché mi imbarazzavo ed avevo paura di fare figuracce. Insomma un disastro.
Per il mio percorso qui in Australia, andare al college mi ha aiutato molto, anche perché quando lo si fa da adulti, studiare è produttivo. Riviste le basi e parlando inglese all day long mi sono sentita pronta ad affrontare il mondo.
E mi sbagliavo, perché ho ancora un sacco da imparare. Soprattutto perché gli australiani parlano un inglese particolare, con un accento marcato, molto slang e tanto veloce quanto parlerei io in italiano (sappiate notoriamente conosciuta per essere una macchinetta con record di 1000 parole al minuto).
Dunque ci provi a capire, e riprovi: dopo due mesi in Australia ancora molte volte in un negozio non capisco un benemerito niente, lo giuro; però mi sforzo, mi concentro e so che prima o poi parlerò come loro. Lo devo fare, ma soprattutto lo voglio fare, serve solo un po’ più di esperienza!
Abituarsi a pensare al contrario
Quando si dice l’altra parte del mondo, è letteralmente così: credo che gli sia stato dato questo nome perché qui è tutto ribaltato.
Devo confessarvi che all’inizio questa cosa mi ha sconvolta, ma dopo due mesi in Australia ti abitui di fare tutto al rovescio, più o meno. Non sto scherzando, e non lo dico per esagerare, tutto qui è al contrario: oltre a guidare dalla parte opposta, anche le maniglie si girano in verso contrario, quando camini per strada bisogna tenere la sinistra, gli interruttori e le manopole vanno da destra verso sinistra per funzionare, la stessa cosa per le chiavi, le giri in senso antiorario, non orario. Sembra una cosa strana, ma per una persona che ha sempre fatto per tutta la vita le cose in un modo è uno shock trovarsi a fare tutto al contrario.
Nuovo mondo, diversa burocrazia
Altro mondo, altro fuso orario, altre regole burocratiche. Come faccio ad avere un numero di cellulare australiano? E per aprire un conto in banca in Australia? E per l’assicurazione sanitaria? Con l’auto come la mettiamo? E per lavorare?
Ecco tutte le cose che ti passano per la testa appena arrivati in questo stato così grande e diverso dal nostro piccolo bel paese. Con grande gioia vi annuncio che dopo due mesi in Australia ho fatto tutto il necessario e vi assicuro che è tutto molto facile.
Numero di telefono. Sembra una cosa banale, ma bisogna capire se davvero hai bisogno di un contatto Australiano o meno, perché qui il wi-fi c’è praticamente dappertutto. Noi che siamo qui anche per lavorare, ovviamente ne abbiamo bisogno. Si perché, un datore di lavoro australiano non chiamerà mai un numero che inizia con +39. Aprire una sim in questo paese è molto più semplice di quel che si pensi: si sceglie l’operatore che credi faccia per se o ci si lascia convincere dal caso, si in uno dei loro negozi col passaporto e fatta, venti minuti dopo hai un numero australiano. Un’altra soluzione è che qualsiasi convenient shop vende le sim ricaricabili per soli due dollari, ma bisogna registrarsi online, che dicono non sia così intuitivo.
Conto corrente. Quindi per lavorare, non mi danno i soldi in mano? No ragazzi, come in ogni paese civilizzato lo stipendio lo si riceve attraverso trasferimento bancario, e qui si paga tutto con la carta, anche solo per un dollaro.
Anche qui, aprire un conto in banca non è mai cosa è stata più semplice (forse ho messo meno tempo in banca che al negozio Optus per la sim): scegli la banca che più ti aggrada, vai in banca con il passaporto e il codice fiscale australiano, la signorina che in media sarà di una gentilezza squisita ti farà una serie di domande, imposterai codici, senza firmare nulla. Esatto, io no ho firmato proprio niente, e devo dire che non mi mancano per nulla le banche italiane e in cui devi mettere una firma anche per parlare con il cassiere. Aperto il conto, dopo cinque giorni riceverai via posta la carta, dopo un altro paio riceverai il pin.
Assicurazione medica. L’assicurazione sanitaria per noi che siamo italiani è molto semplice, perché per i primi sei mesi è gratuita. Si chiama Medicare, bisogna attivarla in un centro Centerlink e il gioco è fatto. Ora, per chi come me è qui con l’idee poco chiare e non sa se si fermerà per sempre ci sono due opzioni per evitare di pagare una costosa assicurazione:
1) Attivi medicare e, come la signora del centerlink mi ha suggerito, esci dal paese dopo sei mesi, per almeno un giorno, e la tua medicare si riattiva magicamente per altri sei mesi.
2) Per un problema di documenti invece Federico non l’ha attivata con me, e andando nel centro l’impiegata gli ha detto: non ha senso attivarla, se dovessi averne bisogno la attivi in quel momento, tanto la sua validità è comunque dal giorno in cui sei entrato in Australia.
Tax File Number. Per lavorare invece si deve avere il Tax File number, un numero molto simile al funzionamento del nostro codice fiscale, e dunque che serve per poter essere assunti e per il conteggio delle tasse. Questa è la cosa più semplice: arrivi in Australia, fai la tua application via web gratuitamente, aspetti da una a quattro settimane e il TFN ti arriva a casa. Facile e indolore!
Acquistare un auto. L’auto è stata la cosa più difficile da fare a livello burocratico, perché da non residenti abbiamo dovuto dimostrare di vivere in Australia e la nostra vera identità, ma tutto sommato ci abbiamo messo mezza giornata al Trasport department con un costo davvero esiguo. Quando comprate un auto in Australia vi consiglio di controllare la Rego e il RwC: il primo è la registrazione che comprende l’assicurazione per i danni alle persone, la seconda è la revisione che è obbligatoria solo in alcuni stati in Australia. L’assicurazione contro terzi invece non è obbligatoria, ma la si può fare anch’essa a costi davvero ridotti rispetto che in Italia!
Nuove culture, nuove persone, nuova mentalità, nuovi amici
Finita la parte delle spiegazioni tecniche, devo confessarvi che la cosa più bella di questa parte del mondo è l’occasione d’incontrare persone di ogni parte del mondo, con cui parlare, scambiarsi consigli e dubbi, divertirsi, fare amicizia.
Anche loro, come te non conosco la lingua, la nuova cultura dove ci ritroviamo, tutto quello che hanno è uno zaino con poche cose e c’è una sorta di solidarietà del viaggiatore meravigliosa: è come se fossimo tutti fratelli, e il viaggio diventa un esplorare insieme.
Dopo due mesi in Australia ho già alcuni nuovi amici, ho parlato con tantissime persone diverse, da ogni parte del mondo: ognuna con le proprie abitudini, con i propri pensieri, con la propria cultura, con un modo personale di pensare. Cosa c’è di più bello al mondo che aprire la propria testa a tutta questa commistione culturale?
Sono passati solo due mesi in australi, ma io credo di essere già cambiata moltissimo, ovviamente in meglio (spero).
Spero anche che le mie curiosità australiane vi siano piaciute comunque questa settimana, e mi auguro magari di poter aiutare qualcuno che come me vuole venire da questa parte del mondo.
Per concludere con qualche altro accenno personale onestamente non so cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni: stiamo valutando di cambiare zona, e spostarci da Mareeba. Il motivo lo potete immaginare, dunque le opzioni sono due: o durante questa settimana troviamo un lavoro e rimaniamo felici e contenti qui, con la nostra casa, gli amici non troppo lontani; oppure ci mettiamo in macchina all’avventura, per trovare un lavoro in qualche zona più produttiva.
Vedremo che accadrà, credo che il destino sappia bene come indirizzarmi da una o l’altra parte. Staremo a vedere!
Buon weekend bellezze, alla prossima settimana con i miei mitici aggiornamenti australiani.
Founder di Book-tique.
Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80, adottata da Trieste in giovane età e infine emigrata per qualche anno in Australia, e rimpatriata.
Nella vita ho fatto un po’ di tutto, ma le due costanti sono state l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Per questo ho deciso di aprire questo blog e parlare con frequenza di libri e di quel che ruota attorno a loro.
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