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Tag: recensione antonia de francesco

Recensione di L’Animologo di Antonia De Francesco

19 Agosto 201812 Settembre 2020 Giorgia ChiaroAutori Emergenti

Reading Time: 3 minutes Titolo: L'animologo Autore: Antonia De Francesco Genere: Narrativa Casa editrice: Giovane Holden Editore Data di Pubblicazione: 01 aprile 2018 Formato: Cartaceo- Ebook Pagine: 120 Alle volte si brancola nel buio alla ricerca di un interruttore, altre si annega in punti di non ritorno. Può capitare a chiunque. Sono quei momenti in cui si ha la…Continua la lettura di Recensione di L’Animologo di Antonia De Francesco

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Chi sono?

Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni '80, Giorgia Chiaro ha fatto un po' di tutto nella sua vita, dopo un'infanzia passata vicino alla metropoli imbruttita e un trasferimento in giovane età nella mitteleuropea Trieste.
È stata una studentessa, un'impiegata diverse volte, un'assicuratrice, una venditrice, una avventuriera.
Nonostante le poliedriche carriere intraprese e la lotta al precariato, le costanti della sua vita sono state l'amore per i libri e una passione coltivata a singhiozzi per la scrittura, che sono sfociate nel 2017 nella nascita di Book-tique, dopo qualche esperienza di articoli online per alcuni magazine (Mangiatori di Cervello, ArtSpacialDay, Bora.la).
Ora vive in Australia dove, oltre a godere appieno di quest'esperienza, legge digitale (e ogni tanto in inglese) e continua a parlare di libri e di quello che gira intorno al loro mondo.

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Cosa state leggendo?

Sono settimane che leggo pochissimo (a giugno sono riuscita a finire due libri appena, per farvi capire) finalmente riesco a prendere una piccola pausa da un periodo pienissimo.
Il mio prospetto per questo giorni è questo: spiaggia, sole e libri. Ne ho portati più di quelli che ne riuscirò a leggere lo so, ma dopo un periodo di privazioni letterarie ho voluto fare l’ingorda. 
Oggi sono in compagnia della gang dei Malausséne e il piano della giornata è finire l’ultimo libro del ciclo.

E visto che sono sparita da questi schermi da tempo immemore voglio sapere un po’ di voi: che leggete in questo torrido luglio?

#libriinborsa #librinborsa #stoleggendo #inlettura #leggerefabene #bookstagram #libridaleggere #librisulibri #currentlyreading #leggere
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Cosa state leggendo? Sono settimane che leggo pochissimo (a giugno sono riuscita a finire due libri appena, per farvi capire) finalmente riesco a prendere una piccola pausa da un periodo pienissimo. Il mio prospetto per questo giorni è questo: spiaggia, sole e libri. Ne ho portati più di quelli che ne riuscirò a leggere lo so, ma dopo un periodo di privazioni letterarie ho voluto fare l’ingorda. Oggi sono in compagnia della gang dei Malausséne e il piano della giornata è finire l’ultimo libro del ciclo. E visto che sono sparita da questi schermi da tempo immemore voglio sapere un po’ di voi: che leggete in questo torrido luglio? #libriinborsa #librinborsa #stoleggendo #inlettura #leggerefabene #bookstagram #libridaleggere #librisulibri #currentlyreading #leggere
4 settimane fa
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1/9
Può un amica immaginaria rimanere con te anche da grande? 

Marta Jiménez Serrano ha pensato di prendere questo tema e raccontarcelo con il suo primo romanzo I nomi propri. Io l’ho letto in anteprima grazie a @giulioperroneditore , a cui sono grata anche perché mi è stata data la possibilità di conoscere l’autrice in un incontro di qualche giorno fa, farle domande e chiacchierare anche sul romanzo. 

I nomi propri è un romanzo intimo, di ispirazione autobiografica, e senza una trama vera e propria seguiamo la vita Marta nelle cose comuni.
Lei però non si racconta in prima persona, ma dandosi del tu: a parlare è la sua migliore amica invisibile che la accompagna sin da bambina, Belaundia Fu.

La peculiarità del racconto è la prospettiva e la cifra stilistica: è narrato quasi interamente in seconda persona singolare. Un esercizio di stile o forse una necessità per il tipo di racconto scelto, che devo ammettere mi ha fatto  apprezzato il libro da subito, specie per questo aspetto. 

L’effetto è unico: Belaundia Fu è una voce, l’amica che sa tutto della protagonista anche quelle cose che lei non sa ancora.

Le tematiche affrontate con questo espediente sono diverse e sono ad esempio l’identità, la solitudine, le relazioni, il rapporto il corpo, la perdita, i sogni e le aspirazioni, la aspettative e l’immagine che gli altri hanno su di noi. 
Le emozioni suscitata sono molte, tutte esperienze facilmente condivisibili da una generazione intera quasi. 

Il libro mi è piaciuto così tanto poi perché mi è sembrato parlasse anche di me; ho avuto un empatia speciale con questa storia, mi è sembrato che alcune scene raccontate dall’autrice fossero dei flashback dal mio vissuto, alcuni pensieri o sentimenti li avessi provati identici anche io.

Credo però che sia impossibile leggendo I nomi propri non sentirsi vicini a Marta, la cui storia è una storia normale ma allo stesso tempo è una sorpresa continua; non di quelle sorprese eclatanti, ma di quelle prese dalla normalità e dalla vita di una ragazza comune, speciale e unica ma relativamente come tante.

Leggetelo, perché, se non lo aveste capito, secondo me è davvero bellissimo.
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Può un amica immaginaria rimanere con te anche da grande? Marta Jiménez Serrano ha pensato di prendere questo tema e raccontarcelo con il suo primo romanzo I nomi propri. Io l’ho letto in anteprima grazie a @giulioperroneditore , a cui sono grata anche perché mi è stata data la possibilità di conoscere l’autrice in un incontro di qualche giorno fa, farle domande e chiacchierare anche sul romanzo. 
 I nomi propri è un romanzo intimo, di ispirazione autobiografica, e senza una trama vera e propria seguiamo la vita Marta nelle cose comuni. Lei però non si racconta in prima persona, ma dandosi del tu: a parlare è la sua migliore amica invisibile che la accompagna sin da bambina, Belaundia Fu. La peculiarità del racconto è la prospettiva e la cifra stilistica: è narrato quasi interamente in seconda persona singolare. Un esercizio di stile o forse una necessità per il tipo di racconto scelto, che devo ammettere mi ha fatto apprezzato il libro da subito, specie per questo aspetto. 
L’effetto è unico: Belaundia Fu è una voce, l’amica che sa tutto della protagonista anche quelle cose che lei non sa ancora. Le tematiche affrontate con questo espediente sono diverse e sono ad esempio l’identità, la solitudine, le relazioni, il rapporto il corpo, la perdita, i sogni e le aspirazioni, la aspettative e l’immagine che gli altri hanno su di noi. Le emozioni suscitata sono molte, tutte esperienze facilmente condivisibili da una generazione intera quasi. Il libro mi è piaciuto così tanto poi perché mi è sembrato parlasse anche di me; ho avuto un empatia speciale con questa storia, mi è sembrato che alcune scene raccontate dall’autrice fossero dei flashback dal mio vissuto, alcuni pensieri o sentimenti li avessi provati identici anche io. Credo però che sia impossibile leggendo I nomi propri non sentirsi vicini a Marta, la cui storia è una storia normale ma allo stesso tempo è una sorpresa continua; non di quelle sorprese eclatanti, ma di quelle prese dalla normalità e dalla vita di una ragazza comune, speciale e unica ma relativamente come tante. Leggetelo, perché, se non lo aveste capito, secondo me è davvero bellissimo.
2 mesi fa
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2/9
L’evento racconta la storia autobiografica di Annie, studentessa universitaria di lettere negli anni ’60 che scopre di essere incinta. Convinta di non tenerlo, con il rifiuto totale della nuova vita che cresce in lei, cerca un modo per abortire, in anni in cui l’aborto era illegale e veniva praticato in gran segreto a casa di qualche fabbricante di angeli.

Questo è un libro che si legge d’un fiato, bello, intimo, personale, duro. 
Nonostante ci si aspetti molto coinvolgimento emotivo, Ernaux ce lo racconta con fare distaccato e il lettore non riesce che assecondare questo sentimento di distacco innaturale per un evento così complesso emotivamente pe, ma raccontato mettendoci dentro una barriera alta contro i sentimenti.

Anche chiamarlo L’evento lo spersonalizza di tutta la carica emotiva che in genere le narrazioni sull’aborto hanno, e credo proprio sia una scelta ben precisa di Ernaux. La narrazione procede seguendo questa indifferenza evidente, per culminare in climax in cui si esprime finalmente il dolore, fisico, mentale e psicologico, in una perfetta escalation narrativa.

Interessante poi per me è stato è leggere qualcosa che, un po’ come allora, oggi sembra solo mitologia e voci di corridoio: gli aborti clandestini. Si parla dell’aborto in anni in cui era illegale, di come però sia qualcosa che sia sempre esistito e non una novità degli ultimi 50 anni, del pregiudizio e della morale ma anche della difficoltà dì trovare qualcuno che lo pratichi.

Ultima cosa che vorrei sottolineare di L’evento è il tema memoria, forte e presente verticalmente in tutto il tempo. Il ricordo di un evento traumatico, qualcosa che si vorrebbe dimenticare viene esorcizzato attraverso la scrittura; perché è possibile rendere vero, reale qualcosa solo che è scrittore raccontato ad altri.

L’evento è un libro carico di dolore e memoria, ma anche di emancipazione, in cui ci viene raccontato l’aborto in maniera diversa. Va letto sia per l’abilità letteraria di Ernaux ma anche per la tematica affrontata. Doloroso ma bellissimo, assolutamente consigliato.
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L’evento racconta la storia autobiografica di Annie, studentessa universitaria di lettere negli anni ’60 che scopre di essere incinta. Convinta di non tenerlo, con il rifiuto totale della nuova vita che cresce in lei, cerca un modo per abortire, in anni in cui l’aborto era illegale e veniva praticato in gran segreto a casa di qualche fabbricante di angeli. Questo è un libro che si legge d’un fiato, bello, intimo, personale, duro. Nonostante ci si aspetti molto coinvolgimento emotivo, Ernaux ce lo racconta con fare distaccato e il lettore non riesce che assecondare questo sentimento di distacco innaturale per un evento così complesso emotivamente pe, ma raccontato mettendoci dentro una barriera alta contro i sentimenti. Anche chiamarlo L’evento lo spersonalizza di tutta la carica emotiva che in genere le narrazioni sull’aborto hanno, e credo proprio sia una scelta ben precisa di Ernaux. La narrazione procede seguendo questa indifferenza evidente, per culminare in climax in cui si esprime finalmente il dolore, fisico, mentale e psicologico, in una perfetta escalation narrativa. Interessante poi per me è stato è leggere qualcosa che, un po’ come allora, oggi sembra solo mitologia e voci di corridoio: gli aborti clandestini. Si parla dell’aborto in anni in cui era illegale, di come però sia qualcosa che sia sempre esistito e non una novità degli ultimi 50 anni, del pregiudizio e della morale ma anche della difficoltà dì trovare qualcuno che lo pratichi. Ultima cosa che vorrei sottolineare di L’evento è il tema memoria, forte e presente verticalmente in tutto il tempo. Il ricordo di un evento traumatico, qualcosa che si vorrebbe dimenticare viene esorcizzato attraverso la scrittura; perché è possibile rendere vero, reale qualcosa solo che è scrittore raccontato ad altri. L’evento è un libro carico di dolore e memoria, ma anche di emancipazione, in cui ci viene raccontato l’aborto in maniera diversa. Va letto sia per l’abilità letteraria di Ernaux ma anche per la tematica affrontata. Doloroso ma bellissimo, assolutamente consigliato.
2 mesi fa
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3/9
Cosa state leggendo?

Che bella giornata è il venerdì? Felice per il weekend che sta per iniziare, torno a parlarvi come ogni settimana delle mi letture degli scorsi giorni. 
In lettura al momento ho due libri principalmente (se non contiamo il saggio che sto leggiucchiando sul Kindle, e il mattone in lettura da un mese e mezzo), che sono due letture molto diverse tra loro.

La vera storia del Pirata John Long Silver lo volevo leggere da un po’ dì tempo, sono ancora ai primi capitoli ma la storia è affascinante, raccontata dalla voce dello stesso leggendario pirata dalla gamba di legno. Mi sta piacendo molto e credo che sarà una lettura che ha ancora da riservarmi molte sorprese.

Il secondo libro in lettura è Kavim, la vendetta del santo di Ahmet Ühmit che mi ha regalato @casaeditricealtano ed è un libro secondo me unico nel suo genere; si tratta infatti di un giallo, con un omicidio e gli investigatori ovviamente ma allo stesso tempo abbiamo lo sfondo della Turchia e delle religioni che la popolano, aspetti che rendono certamente questo romanzo una storia che mi ha incuriosito e lo sta facendo tutt’ora. 

Voi invece cosa state leggendo in questi giorni? 

#libriinborsa #librinborsa #inlettura #stoleggendo #leggerefabene #bookstagram #currentlyreading #iostoleggendo #holetto #libridaleggere
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Cosa state leggendo? Che bella giornata è il venerdì? Felice per il weekend che sta per iniziare, torno a parlarvi come ogni settimana delle mi letture degli scorsi giorni. In lettura al momento ho due libri principalmente (se non contiamo il saggio che sto leggiucchiando sul Kindle, e il mattone in lettura da un mese e mezzo), che sono due letture molto diverse tra loro. La vera storia del Pirata John Long Silver lo volevo leggere da un po’ dì tempo, sono ancora ai primi capitoli ma la storia è affascinante, raccontata dalla voce dello stesso leggendario pirata dalla gamba di legno. Mi sta piacendo molto e credo che sarà una lettura che ha ancora da riservarmi molte sorprese. Il secondo libro in lettura è Kavim, la vendetta del santo di Ahmet Ühmit che mi ha regalato @casaeditricealtano ed è un libro secondo me unico nel suo genere; si tratta infatti di un giallo, con un omicidio e gli investigatori ovviamente ma allo stesso tempo abbiamo lo sfondo della Turchia e delle religioni che la popolano, aspetti che rendono certamente questo romanzo una storia che mi ha incuriosito e lo sta facendo tutt’ora. Voi invece cosa state leggendo in questi giorni? #libriinborsa #librinborsa #inlettura #stoleggendo #leggerefabene #bookstagram #currentlyreading #iostoleggendo #holetto #libridaleggere
2 mesi fa
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4/9
Il peso di chiamarsi Brontë 

Anne è la più piccola delle sorelle Brontë, e anche quella che passa più in sordina. Portare il peso di un cognome importante, con due sorelle che hanno esordito con Jane Eyre e Cime tempestose non deve essere stato facile, specie se anche tu hai scritto diversi romanzi. 

Io ho letto Agnes Gray, uno dei più famosi romanzi di Anne Brontë, e vi dico che è un peccato, perché dopo averlo letto posso dire che secondo me il talento era di famiglia tra le Brontë.

Il romanzo ha una trama figlia del suo tempo: Agnes è figlia di un vicario, che ha sposato una donna per amore ed ella ha rinunciato alla sua dote per sposare l’uomo dei suoi sogni. 
Per aiutare la famiglia la ragazza decide di andare a lavorare come istitutrice: seguiamo dunque la storia di questa giovane, buona umile e piena d’ideali che istruisce giovani ricchi e non sempre ben educati, alla ricerca in qualche modo del suo posto nel mondo.

Leggendo Agnes Gray si capisce perché Anne Brontë abbia suscitato meno clamore delle sorelle, con le loro storie più “forti” e in qualche caso scandalose per i propri tempi. 
Anne racconta di un personaggio defilato, meno impetuoso di Catherine o Jane, ma buono e volenteroso, che cerca il bene e bello in tutto ciò che la circonda. Nonostante dunque la protagonista non sia l’eroina o l’antieroina raccontata dalle sorelle, Agnes ha di certo una caratterizzazione e un evoluzione molto interessante, e ed è un personaggio alla quale è difficile non affezionarsi.

Il romanzo ha una parabola intuibile, ma coinvolge nelle avventure, disavventure e tragedie che accadono alla dolce Agnes. Si legge facilmente nelle sua prospettiva di racconto diretto dalla voce della protagonista, una voce composta ma che dà personalità alla storia. 

Agnes Gray è un classico piacevole e scorrevole, dal retrogusto autobiografico che ci racconta la società del tempo, e la vita di una istitutrice che cerca la sua strada nel mondo; il racconto di una ragazza pura, che non piega i suoi valori nonostante le cose che è costretta a subire. E anche se non fa tanto rumore, Agnes Gray è un gran bel classico da leggere, senza fare troppi paragoni.
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Il peso di chiamarsi Brontë Anne è la più piccola delle sorelle Brontë, e anche quella che passa più in sordina. Portare il peso di un cognome importante, con due sorelle che hanno esordito con Jane Eyre e Cime tempestose non deve essere stato facile, specie se anche tu hai scritto diversi romanzi. Io ho letto Agnes Gray, uno dei più famosi romanzi di Anne Brontë, e vi dico che è un peccato, perché dopo averlo letto posso dire che secondo me il talento era di famiglia tra le Brontë. Il romanzo ha una trama figlia del suo tempo: Agnes è figlia di un vicario, che ha sposato una donna per amore ed ella ha rinunciato alla sua dote per sposare l’uomo dei suoi sogni. Per aiutare la famiglia la ragazza decide di andare a lavorare come istitutrice: seguiamo dunque la storia di questa giovane, buona umile e piena d’ideali che istruisce giovani ricchi e non sempre ben educati, alla ricerca in qualche modo del suo posto nel mondo. Leggendo Agnes Gray si capisce perché Anne Brontë abbia suscitato meno clamore delle sorelle, con le loro storie più “forti” e in qualche caso scandalose per i propri tempi. Anne racconta di un personaggio defilato, meno impetuoso di Catherine o Jane, ma buono e volenteroso, che cerca il bene e bello in tutto ciò che la circonda. Nonostante dunque la protagonista non sia l’eroina o l’antieroina raccontata dalle sorelle, Agnes ha di certo una caratterizzazione e un evoluzione molto interessante, e ed è un personaggio alla quale è difficile non affezionarsi. Il romanzo ha una parabola intuibile, ma coinvolge nelle avventure, disavventure e tragedie che accadono alla dolce Agnes. Si legge facilmente nelle sua prospettiva di racconto diretto dalla voce della protagonista, una voce composta ma che dà personalità alla storia. Agnes Gray è un classico piacevole e scorrevole, dal retrogusto autobiografico che ci racconta la società del tempo, e la vita di una istitutrice che cerca la sua strada nel mondo; il racconto di una ragazza pura, che non piega i suoi valori nonostante le cose che è costretta a subire. E anche se non fa tanto rumore, Agnes Gray è un gran bel classico da leggere, senza fare troppi paragoni.
2 mesi fa
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5/9
Cosa state leggendo?

Sono in uno di quei periodi dell’anno, di nuovo aggiungerei, che vorrei leggere tantissimi libri ma non ne riesco a leggere nemmeno uno. 
Ho tre libri in lettura, una pila di libri che mi stanno aspettando gigante e faccio fatica a leggere anche solo 10 pagine al giorno. 
Questa settimana infatti sono già felice di aver trovato un libro che sono riuscita a leggere tutto d’un fiato, L’avversario, il mio primo Carrère, mentre sul fronte delle altre letture arranco. Capita, spero di trovare tra la pilona di libri che voglio leggere qualcosa come L’avversario, uno di quei libri che inizio e non riesco a smettere di leggere. Ho un weekend lungo davanti a me che mi aspetta, quindi chissà, forse succede davvero! 

Voi invece cosa state leggendo in questi giorni?

#librinborsa #inlettura #stoleggendo #currentlyreading #vorreileggere #libridaleggere #bookstagramitalia #bookstagram #leggerefabene #libriinborsa
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Cosa state leggendo? Sono in uno di quei periodi dell’anno, di nuovo aggiungerei, che vorrei leggere tantissimi libri ma non ne riesco a leggere nemmeno uno. Ho tre libri in lettura, una pila di libri che mi stanno aspettando gigante e faccio fatica a leggere anche solo 10 pagine al giorno. Questa settimana infatti sono già felice di aver trovato un libro che sono riuscita a leggere tutto d’un fiato, L’avversario, il mio primo Carrère, mentre sul fronte delle altre letture arranco. Capita, spero di trovare tra la pilona di libri che voglio leggere qualcosa come L’avversario, uno di quei libri che inizio e non riesco a smettere di leggere. Ho un weekend lungo davanti a me che mi aspetta, quindi chissà, forse succede davvero! Voi invece cosa state leggendo in questi giorni? #librinborsa #inlettura #stoleggendo #currentlyreading #vorreileggere #libridaleggere #bookstagramitalia #bookstagram #leggerefabene #libriinborsa
2 mesi fa
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6/9
Ha senso che vi consigli anche io Una vita come tante? 

Di Una vita come tante ne hanno parlato in tanti, e devo ammettere che io per un bel periodo non ne sono stata attirata per nulla, convinta che spesso i libri così chiacchierati non facciano per me. Due persone fidate me lo hanno consigliato e mi hanno fatto cambiare idea.
Devo dire che la sua lettura però non è stata delle più semplici: è un libro di un migliaio di pagine, possente e che incute timore per la sua mole, e le prima 200 pagine non sono state una passeggiata per me. Ma, quando lo stavo per abbandonare, è scattato l’amore per la storia di Jude e non sono riuscita a leggere altro (o quasi) finché non lo ho finito. 

Senza svelare troppo della trama vi basti sapere che Una vita come tante è un viaggio all’interno della vita di Jude e di tutte le persone che lo circondano e cercano di proteggerlo dai suoi mostri interiori.
Bisogna chiarire subito, se non lo sapeste già, che questo è un libro davvero triste. Avendone sentito parlare molto io lo sapevo, ma solo una volta che si entra nel vortice della storia si riesce a comprendere a quale livello di tristezza ci si avvicina.

Questo è un libro forte, che esaspera il dolore fino all’estremo, parla di brutalità e sofferenze impossibili da superare, le cui conseguenze si portano per sempre a livello psicologico ma anche fisico.

Yanagihara nel suo lavoro più celebre ci racconta di infanzie traumatiche con maltrattamenti continui, e di una esistenza a cercare di risollevare la testa ed espiare un dolore troppo grande e un senso d’inadeguatezza alla vita costante, che hanno reso celebre questo libro. Ma oltre alla sofferenza di cui parla, l’autrice riesce a creare una curiosità morbosa nel lettore, un attaccamento alle fragilità del protagonista, con la speranza che forse riesca ad avere qualche gioia nella sua vita. Per questo lo ho amato, e non ho potuto non invischiarmi anche io nella storia di Jude e della sua vita.

Consiglio dunque anche io Una vita come tante, anche se forse non è necessario, perché un libro durissimo sì ma dotato di una sua speciale bellezza, non privo di difetti ma sicuramente una storia che merita di essere letta e amata.
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Ha senso che vi consigli anche io Una vita come tante? Di Una vita come tante ne hanno parlato in tanti, e devo ammettere che io per un bel periodo non ne sono stata attirata per nulla, convinta che spesso i libri così chiacchierati non facciano per me. Due persone fidate me lo hanno consigliato e mi hanno fatto cambiare idea. Devo dire che la sua lettura però non è stata delle più semplici: è un libro di un migliaio di pagine, possente e che incute timore per la sua mole, e le prima 200 pagine non sono state una passeggiata per me. Ma, quando lo stavo per abbandonare, è scattato l’amore per la storia di Jude e non sono riuscita a leggere altro (o quasi) finché non lo ho finito. Senza svelare troppo della trama vi basti sapere che Una vita come tante è un viaggio all’interno della vita di Jude e di tutte le persone che lo circondano e cercano di proteggerlo dai suoi mostri interiori. Bisogna chiarire subito, se non lo sapeste già, che questo è un libro davvero triste. Avendone sentito parlare molto io lo sapevo, ma solo una volta che si entra nel vortice della storia si riesce a comprendere a quale livello di tristezza ci si avvicina. Questo è un libro forte, che esaspera il dolore fino all’estremo, parla di brutalità e sofferenze impossibili da superare, le cui conseguenze si portano per sempre a livello psicologico ma anche fisico. Yanagihara nel suo lavoro più celebre ci racconta di infanzie traumatiche con maltrattamenti continui, e di una esistenza a cercare di risollevare la testa ed espiare un dolore troppo grande e un senso d’inadeguatezza alla vita costante, che hanno reso celebre questo libro. Ma oltre alla sofferenza di cui parla, l’autrice riesce a creare una curiosità morbosa nel lettore, un attaccamento alle fragilità del protagonista, con la speranza che forse riesca ad avere qualche gioia nella sua vita. Per questo lo ho amato, e non ho potuto non invischiarmi anche io nella storia di Jude e della sua vita. Consiglio dunque anche io Una vita come tante, anche se forse non è necessario, perché un libro durissimo sì ma dotato di una sua speciale bellezza, non privo di difetti ma sicuramente una storia che merita di essere letta e amata.
3 mesi fa
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7/9
Cosa state leggendo?

Il venerdì è m la mia giornata preferita della settimana, specie in settimane dense e piene di cose da fare. Anche perché il weekend è il momento in cui leggo di più quindi posso prendermi i miei meritati spazi e momenti di relax.

Nonostante questa settimana io abbia letto poco, nei giorni scorsi invece ho incontrato libri pazzeschi. Tra cui L’anulare di Ogawa Yoko che è un librino brevissimo ma unico, viscerale e al limite del grottesco, ma è stata una bellissima scoperta.

Per la serie libri strani poi ho terminato Mr Hyde, consigliatomi da una amica ed è stato bello trovare un consiglio così azzeccato; viene presentato come un noir ma è molto di più secondo me: un testo metaletteraroo, strano, ma unico anche lui nel suo genere.

Continuo poi un altro libro a tema stranezza di Murakami, La fine del mondo e nel paese delle meraviglie che non capisco se mi piaccia o meno ma parla anche di unicorni, quindi un aspetto positivo lo sto trovando.
Infine, continua a fatica la mia lettura di Lonesome dove che non riesce a ingranare ma sono ancora fiduciosa.

Il sogno di questo weekend sarebbe andare al mare e leggere il più possibile, chissà se ce la farò.

Invece raccontatemi: come va con le vostre letture? Cosa leggete in questi giorni?

#inlettura #libriinborsa #libriinborsa #currentlyreading #holetto #stoleggendo #leggerefabene #bookstagram
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Cosa state leggendo? Il venerdì è m la mia giornata preferita della settimana, specie in settimane dense e piene di cose da fare. Anche perché il weekend è il momento in cui leggo di più quindi posso prendermi i miei meritati spazi e momenti di relax. Nonostante questa settimana io abbia letto poco, nei giorni scorsi invece ho incontrato libri pazzeschi. Tra cui L’anulare di Ogawa Yoko che è un librino brevissimo ma unico, viscerale e al limite del grottesco, ma è stata una bellissima scoperta. Per la serie libri strani poi ho terminato Mr Hyde, consigliatomi da una amica ed è stato bello trovare un consiglio così azzeccato; viene presentato come un noir ma è molto di più secondo me: un testo metaletteraroo, strano, ma unico anche lui nel suo genere. Continuo poi un altro libro a tema stranezza di Murakami, La fine del mondo e nel paese delle meraviglie che non capisco se mi piaccia o meno ma parla anche di unicorni, quindi un aspetto positivo lo sto trovando. Infine, continua a fatica la mia lettura di Lonesome dove che non riesce a ingranare ma sono ancora fiduciosa. Il sogno di questo weekend sarebbe andare al mare e leggere il più possibile, chissà se ce la farò. Invece raccontatemi: come va con le vostre letture? Cosa leggete in questi giorni? #inlettura #libriinborsa #libriinborsa #currentlyreading #holetto #stoleggendo #leggerefabene #bookstagram
3 mesi fa
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8/9
Era un po’ che non leggevo un saggio femminista, quando la dolce @avventure_di_carta mi ha passato questo libro ne sono stata incuriosita, specie per il titolo che è abbastanza forte. 

Odio gli uomini è un breve saggio dell’attivista francese Pauline Harmange.

Il titolo è una chiara provocazione che riprende una delle critiche maggiori fatte alle femministe, quella di odiare gli uomini. Pauline Harmange prende tale critica, ne fa il cuore del suo pamphlet e la fa sua argomentando sul tema. L’autrice quindi in questo suo saggio parla di femminismo moderno, di come questo sia ancora necessario nonostante molti pensino erroneamente sia qualcosa di sorpassato, ci spiega perché le femministe siano ancora arrabbiate, o risultano tali agli occhi di qualcuno.

Il libro fornisce una infarinatura femminista, non approfondisce tematiche specifiche ma affronta diversi argomenti in linea generale: dalla misoginia ai femminicidi, all’emancipazione femminile, alle narrazioni legate al femminismo e alle donne. 

L’autrice ci parla del suo punto di vista da attivista, ci dà le sue argomentazioni al riguardo; alcune delle quali molto valide, altre generaliste, oppure ampiamente condivise e basiche, per chi come me ha già affrontato alcuni testi sull’argomento.

Come provocazione funziona Odio gli uomini, ma non ho capito bene a chi è rivolto questo testo: agli uomini? A chi odia il femminismo? A una donna che si vuole avvicinare a queste tematiche? Non mi è chiaro il target di riferimento di questo discorso, perché sicuramente il titolo provoca e potrebbe sembrare rivolto proprio agli uomini che si dicono di odiare, ma allo stesso tempo i contenuti poi sembrano rivolti a donne che si vogliono avvicinare a queste tematiche.

In generale però Odio gli uomini mi sembra un testo interessante, nonostante il titolo che sembra più marketing che altro, per avvicinarsi al femminismo, senza dare troppe nozioni tecniche ma allo stesso tempo fornendo ottimi spunti da dover approfondire, che consiglio, senza troppe pretese.

Ora cerco qualche consiglio un po’ più “impegnato “ a tema: avete dei testi da consigliarmi per approfondire meglio il tema?
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Era un po’ che non leggevo un saggio femminista, quando la dolce @avventure_di_carta mi ha passato questo libro ne sono stata incuriosita, specie per il titolo che è abbastanza forte. Odio gli uomini è un breve saggio dell’attivista francese Pauline Harmange. Il titolo è una chiara provocazione che riprende una delle critiche maggiori fatte alle femministe, quella di odiare gli uomini. Pauline Harmange prende tale critica, ne fa il cuore del suo pamphlet e la fa sua argomentando sul tema. L’autrice quindi in questo suo saggio parla di femminismo moderno, di come questo sia ancora necessario nonostante molti pensino erroneamente sia qualcosa di sorpassato, ci spiega perché le femministe siano ancora arrabbiate, o risultano tali agli occhi di qualcuno. Il libro fornisce una infarinatura femminista, non approfondisce tematiche specifiche ma affronta diversi argomenti in linea generale: dalla misoginia ai femminicidi, all’emancipazione femminile, alle narrazioni legate al femminismo e alle donne. L’autrice ci parla del suo punto di vista da attivista, ci dà le sue argomentazioni al riguardo; alcune delle quali molto valide, altre generaliste, oppure ampiamente condivise e basiche, per chi come me ha già affrontato alcuni testi sull’argomento. Come provocazione funziona Odio gli uomini, ma non ho capito bene a chi è rivolto questo testo: agli uomini? A chi odia il femminismo? A una donna che si vuole avvicinare a queste tematiche? Non mi è chiaro il target di riferimento di questo discorso, perché sicuramente il titolo provoca e potrebbe sembrare rivolto proprio agli uomini che si dicono di odiare, ma allo stesso tempo i contenuti poi sembrano rivolti a donne che si vogliono avvicinare a queste tematiche. In generale però Odio gli uomini mi sembra un testo interessante, nonostante il titolo che sembra più marketing che altro, per avvicinarsi al femminismo, senza dare troppe nozioni tecniche ma allo stesso tempo fornendo ottimi spunti da dover approfondire, che consiglio, senza troppe pretese. Ora cerco qualche consiglio un po’ più “impegnato “ a tema: avete dei testi da consigliarmi per approfondire meglio il tema?
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