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Tag: L’animologo

Recensione di L’Animologo di Antonia De Francesco

19 Agosto 201812 Settembre 2020 Giorgia ChiaroAutori Emergenti

Reading Time: 3 minutes Titolo: L'animologo Autore: Antonia De Francesco Genere: Narrativa Casa editrice: Giovane Holden Editore Data di Pubblicazione: 01 aprile 2018 Formato: Cartaceo- Ebook Pagine: 120 Alle volte si brancola nel buio alla ricerca di un interruttore, altre si annega in punti di non ritorno. Può capitare a chiunque. Sono quei momenti in cui si ha la…Continua la lettura di Recensione di L’Animologo di Antonia De Francesco

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Chi sono?

Nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni '80, Giorgia Chiaro ha fatto un po' di tutto nella sua vita, dopo un'infanzia passata vicino alla metropoli imbruttita e un trasferimento in giovane età nella mitteleuropea Trieste.
È stata una studentessa, un'impiegata diverse volte, un'assicuratrice, una venditrice, una avventuriera.
Nonostante le poliedriche carriere intraprese e la lotta al precariato, le costanti della sua vita sono state l'amore per i libri e una passione coltivata a singhiozzi per la scrittura, che sono sfociate nel 2017 nella nascita di Book-tique, dopo qualche esperienza di articoli online per alcuni magazine (Mangiatori di Cervello, ArtSpacialDay, Bora.la).
Ora vive in Australia dove, oltre a godere appieno di quest'esperienza, legge digitale (e ogni tanto in inglese) e continua a parlare di libri e di quello che gira intorno al loro mondo.

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«Nel complesso è la storia più assurda che abbia mai sentito, ma raccontata da lei, suona quasi verosimile».

Questa citazione da Nel segno della pecora secondo me racchiude l’essenza dell’opera opera generale di Murakami Haruki. 

Ma andando per gradi, questo romanzo ha come protagonista un giovane pubblicitario appena separato dalla moglie, ha una nuova fidanzata che fa la modella di orecchie, un gatto senza nome e una vita come tante. Un’esistenza placida che verrà sconvolta dal maestro, un uomo molto potente che minaccia di rovinargli la carriera se questo non trova una pecora. Come indizio solo una foto di un paesaggio montano. Da qui inizierà il primo vero viaggio onirico di Murakami con avvenimenti fuori dal comune, al limite tra realtà e fantasia.

Questo libro è il capostipite dello stile di Murakami negli anni, con tematiche che verranno riprese più avanti e che noi consideriamo oggi un marchio di fabbrica dell’autore. 
Specie per il fatto che questo testo racconta la storia di un individuo normale, un po’ ai margini della società, che deve affrontare avvenimenti straordinari. 

Possiamo definirlo dunque il primo vero viaggio onirico si Murakami, alla ricerca di qualcosa, attraverso l’incontro con l’ignoto, presagi, fantasmi, avvenimenti unici.

Nel pratico qui si ricerca una pecora, che può far sembrare tutto molto grottesco ma che nello sviluppo della narrazione assume una valenza simbolica. Perché in fondo il protagonista di questa storia cerca la pecora, ma anche se stesso e fa un viaggio di crescita e di comprensione; la pecora simboleggia l’ideale di perfezione e aspirazione massima, lontana e irraggiungibile, allo stesso tempo effimera che non sempre porta alla felicità perpetua. 

Murakami mischia così assurdo e introspezione, in quel tema rincorrente nei suoi libri della ricerca di sé, con i suoi protagonisti un po’ inetti che cercano di capire qualcosa di più di se stessi e della propria vita.

Se non avete ancora letto questo libro dunque vi consiglio di recuperarlo perché oltre il primo con tanti elementi strani e allucinanti, anche tra i migliori di Murakami secondo me!
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«Nel complesso è la storia più assurda che abbia mai sentito, ma raccontata da lei, suona quasi verosimile». Questa citazione da Nel segno della pecora secondo me racchiude l’essenza dell’opera opera generale di Murakami Haruki. Ma andando per gradi, questo romanzo ha come protagonista un giovane pubblicitario appena separato dalla moglie, ha una nuova fidanzata che fa la modella di orecchie, un gatto senza nome e una vita come tante. Un’esistenza placida che verrà sconvolta dal maestro, un uomo molto potente che minaccia di rovinargli la carriera se questo non trova una pecora. Come indizio solo una foto di un paesaggio montano. Da qui inizierà il primo vero viaggio onirico di Murakami con avvenimenti fuori dal comune, al limite tra realtà e fantasia. Questo libro è il capostipite dello stile di Murakami negli anni, con tematiche che verranno riprese più avanti e che noi consideriamo oggi un marchio di fabbrica dell’autore. Specie per il fatto che questo testo racconta la storia di un individuo normale, un po’ ai margini della società, che deve affrontare avvenimenti straordinari. Possiamo definirlo dunque il primo vero viaggio onirico si Murakami, alla ricerca di qualcosa, attraverso l’incontro con l’ignoto, presagi, fantasmi, avvenimenti unici. Nel pratico qui si ricerca una pecora, che può far sembrare tutto molto grottesco ma che nello sviluppo della narrazione assume una valenza simbolica. Perché in fondo il protagonista di questa storia cerca la pecora, ma anche se stesso e fa un viaggio di crescita e di comprensione; la pecora simboleggia l’ideale di perfezione e aspirazione massima, lontana e irraggiungibile, allo stesso tempo effimera che non sempre porta alla felicità perpetua. Murakami mischia così assurdo e introspezione, in quel tema rincorrente nei suoi libri della ricerca di sé, con i suoi protagonisti un po’ inetti che cercano di capire qualcosa di più di se stessi e della propria vita. Se non avete ancora letto questo libro dunque vi consiglio di recuperarlo perché oltre il primo con tanti elementi strani e allucinanti, anche tra i migliori di Murakami secondo me!
2 giorni fa
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1/9
Cosa state leggendo? 

Oltre la solita domanda del venerdì oggi me ho una seconda per voi: mi riprenderò mai da Una vita come tante? 
Si, dopo più di due mesi ho finito quel mattoncino di Una vita come tante, con sentimenti contrastanti: gioia per averlo letto e superato la parte iniziale, ma tanto pentimento per averlo iniziato; e ovviamente una tristezza che mi è rimasta addosso dopo giorni. Bisognerebbe creare un gruppo di supporto per i sopravvissuti a questo libro secondo me.

Comunque, finire quel libro che mi trascinavo da mesi mi ha un po’ sbloccata nella lettura: ho iniziato il Murakami del mese per il gruppo di lettura e letto la parte della settimana nonostante lo stia detestando per il momento e ho finito la prima particina di Lonesome Dove che sto leggendo con @ylaila.books anche se lo trovo ancora un libro complesso per il momento. 

Ma, la libertà mentale legata alla fine di un libro così emotivamente complicato come quello di Yanagihara mi ha fatto “andare avanti” con la mente proiettata a nuovi libri: in pausa pranzo sono determinata a finire il mio giallo di Christie che porto avanti anche lui da un pochino, ho fatto una piletta di libri (corti stavolta) da leggere nei prossimi giorni, e ho sistemato i libri del Kindle così da avere a vista i libri che vorrei leggere anche lì. L’obiettivo certo è trovare storie felici (anche se con Dostoevskij la in mezzo la vedo dura).

Voi invece cosa state leggendo in questi giorni?

#librinborsa #inlettura #stoleggendo #holetto #unavitacometante #currentlyreading #leggerefabene #bookstagram
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Cosa state leggendo? Oltre la solita domanda del venerdì oggi me ho una seconda per voi: mi riprenderò mai da Una vita come tante? Si, dopo più di due mesi ho finito quel mattoncino di Una vita come tante, con sentimenti contrastanti: gioia per averlo letto e superato la parte iniziale, ma tanto pentimento per averlo iniziato; e ovviamente una tristezza che mi è rimasta addosso dopo giorni. Bisognerebbe creare un gruppo di supporto per i sopravvissuti a questo libro secondo me. Comunque, finire quel libro che mi trascinavo da mesi mi ha un po’ sbloccata nella lettura: ho iniziato il Murakami del mese per il gruppo di lettura e letto la parte della settimana nonostante lo stia detestando per il momento e ho finito la prima particina di Lonesome Dove che sto leggendo con @ylaila.books anche se lo trovo ancora un libro complesso per il momento. Ma, la libertà mentale legata alla fine di un libro così emotivamente complicato come quello di Yanagihara mi ha fatto “andare avanti” con la mente proiettata a nuovi libri: in pausa pranzo sono determinata a finire il mio giallo di Christie che porto avanti anche lui da un pochino, ho fatto una piletta di libri (corti stavolta) da leggere nei prossimi giorni, e ho sistemato i libri del Kindle così da avere a vista i libri che vorrei leggere anche lì. L’obiettivo certo è trovare storie felici (anche se con Dostoevskij la in mezzo la vedo dura). Voi invece cosa state leggendo in questi giorni? #librinborsa #inlettura #stoleggendo #holetto #unavitacometante #currentlyreading #leggerefabene #bookstagram
5 giorni fa
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2/9
L’educazione di Tara Westover è stato un caso letterario internazionale, nonché storia autobiografia della sua autrice.

Tara in questo testo racconta la storia della sua famiglia: i genitori dopo sposati si sono ritirati sulla montagna del proprio paese e hanno costruito una vita fuori dalla società, forti di una fede religiosa che si avvicina al fanatismo, tanto da non registrare la nascita di molti dei propri figli né di mandarli a scuola. Dalla voce della più piccola della famiglia ne leggiamo la storia, di come prima i suo fratelli e per ultima anche Tara sono riusciti a farsi una vita lontano dalla famiglia, andando contro i principi con cui sono stati cresciuti, creando conflitti e rotture interne profonde e difficili da superare.

Leggiamo un racconto che prende spunto dalla realtà ma che sembra quasi fantascienza, mostrandoci la parte oscura del fervore religioso, ma soprattutto il rifiuto della società moderna e dello stato. I Westover oltre a non essere andati a scuola, non hanno contatti con la tecnologia, non hanno certificati di nascita (né compleanni esatti), non pagano le tasse, nessun conto corrente e non sono mai stati in ospedale.

Questo è l’aspetto che fa rabbrividire, e lo ha fatto con me, specie per le implicazioni psicologiche e fisiche dei figli di questa famiglia: raccontando la sua esperienza Tara ci racconta di come abbia per tanto tempo creduto di essere sbagliata nel voler studiare, o fare qualsiasi cosa che si possa ritenere normale. 

Nel dolore che racconta questa storia c’è anche del positivo: la rinascita, l’accettazione di sé e del proprio passato. Westover ci racconta siamo noi a decidere la nostra storia e il nostro futuro, senza la triste mitologia del se vuoi puoi, piuttosto evidenzia le difficoltà che nel percorso ha avuto, le cadute e le risalite, i fallimenti e le vittorie.

Consiglio L’educazione, anche se non brilla per stile secondo me, per la sua trama e storia fuori dal comune, che lo rendono un libro unico nel suo genere.
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L’educazione di Tara Westover è stato un caso letterario internazionale, nonché storia autobiografia della sua autrice. Tara in questo testo racconta la storia della sua famiglia: i genitori dopo sposati si sono ritirati sulla montagna del proprio paese e hanno costruito una vita fuori dalla società, forti di una fede religiosa che si avvicina al fanatismo, tanto da non registrare la nascita di molti dei propri figli né di mandarli a scuola. Dalla voce della più piccola della famiglia ne leggiamo la storia, di come prima i suo fratelli e per ultima anche Tara sono riusciti a farsi una vita lontano dalla famiglia, andando contro i principi con cui sono stati cresciuti, creando conflitti e rotture interne profonde e difficili da superare. Leggiamo un racconto che prende spunto dalla realtà ma che sembra quasi fantascienza, mostrandoci la parte oscura del fervore religioso, ma soprattutto il rifiuto della società moderna e dello stato. I Westover oltre a non essere andati a scuola, non hanno contatti con la tecnologia, non hanno certificati di nascita (né compleanni esatti), non pagano le tasse, nessun conto corrente e non sono mai stati in ospedale. 
Questo è l’aspetto che fa rabbrividire, e lo ha fatto con me, specie per le implicazioni psicologiche e fisiche dei figli di questa famiglia: raccontando la sua esperienza Tara ci racconta di come abbia per tanto tempo creduto di essere sbagliata nel voler studiare, o fare qualsiasi cosa che si possa ritenere normale. Nel dolore che racconta questa storia c’è anche del positivo: la rinascita, l’accettazione di sé e del proprio passato. Westover ci racconta siamo noi a decidere la nostra storia e il nostro futuro, senza la triste mitologia del se vuoi puoi, piuttosto evidenzia le difficoltà che nel percorso ha avuto, le cadute e le risalite, i fallimenti e le vittorie. Consiglio L’educazione, anche se non brilla per stile secondo me, per la sua trama e storia fuori dal comune, che lo rendono un libro unico nel suo genere.
1 settimana fa
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3/9
Cosa state leggendo?

Dopo settimane arenata sugli stessi 3 libri (Agatha Christie, Una vita come tante, Lonesome dove) ho deciso di stimolarmi scegliendo i libri che vorrei leggere nel futuro prossimo venturo come spintarella per proseguire con le mie letture. 

Mi è venuta la malsana idea infatti di tentare di finire Una vita come tante questo weekend (in verità non mi manca molto, sono vicina alla fine di questa storia che è tra le più tristi mai lette in vita mia) e terminare finalmente Agatha Christie e il suo Assassinio di Roger Akcroyld, di cui mi mancano un centinaio di pagine ma sto solo trascurando perché troppo coinvolta nella vita di Jude. Ce la farò poi ad andare oltre il capitolo 5 dì Lonesome dove? Spero anche qui che finire un mattone mi aiuti a continuare l’altro. 

Inizierò anche il Murakami del mese in questi giorni, ma Murakami si sa lo leggo con facilità, poi La fine del mondo e il paese delle meraviglie era uno di quei titoli suoi che volevo leggere da anni, dunque la motivazione c’è (anzi, se volete leggerlo insieme c’è il gruppo di lettura, fatemi sapere).

In mezzo a questi pensieri sconnessi di letture discontinue ci sono i libri che vorrei leggere nei prossimi mesi, che occupano ora uno spazio tutto loro nella mia libreria, che sono tanti ma mi stanno aspettando con ansia. 
La domanda è: ce la farò dopo due mesi a finire Una vita come tante questo weekend e andare avanti con la mia vita letteraria? Kindolino dice che mi mancano appena 3 ore e qualcosa di lettura, quindi un po’ ci spero.

Voi invece che state leggendo in questi giorni?
Cosa state leggendo?

Dopo settimane arenata sugli stessi 3 libri (Agatha Christie, Una vita come tante, Lonesome dove) ho deciso di stimolarmi scegliendo i libri che vorrei leggere nel futuro prossimo venturo come spintarella per proseguire con le mie letture. 

Mi è venuta la malsana idea infatti di tentare di finire Una vita come tante questo weekend (in verità non mi manca molto, sono vicina alla fine di questa storia che è tra le più tristi mai lette in vita mia) e terminare finalmente Agatha Christie e il suo Assassinio di Roger Akcroyld, di cui mi mancano un centinaio di pagine ma sto solo trascurando perché troppo coinvolta nella vita di Jude. Ce la farò poi ad andare oltre il capitolo 5 dì Lonesome dove? Spero anche qui che finire un mattone mi aiuti a continuare l’altro. 

Inizierò anche il Murakami del mese in questi giorni, ma Murakami si sa lo leggo con facilità, poi La fine del mondo e il paese delle meraviglie era uno di quei titoli suoi che volevo leggere da anni, dunque la motivazione c’è (anzi, se volete leggerlo insieme c’è il gruppo di lettura, fatemi sapere).

In mezzo a questi pensieri sconnessi di letture discontinue ci sono i libri che vorrei leggere nei prossimi mesi, che occupano ora uno spazio tutto loro nella mia libreria, che sono tanti ma mi stanno aspettando con ansia. 
La domanda è: ce la farò dopo due mesi a finire Una vita come tante questo weekend e andare avanti con la mia vita letteraria? Kindolino dice che mi mancano appena 3 ore e qualcosa di lettura, quindi un po’ ci spero.

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Cosa state leggendo? Dopo settimane arenata sugli stessi 3 libri (Agatha Christie, Una vita come tante, Lonesome dove) ho deciso di stimolarmi scegliendo i libri che vorrei leggere nel futuro prossimo venturo come spintarella per proseguire con le mie letture. Mi è venuta la malsana idea infatti di tentare di finire Una vita come tante questo weekend (in verità non mi manca molto, sono vicina alla fine di questa storia che è tra le più tristi mai lette in vita mia) e terminare finalmente Agatha Christie e il suo Assassinio di Roger Akcroyld, di cui mi mancano un centinaio di pagine ma sto solo trascurando perché troppo coinvolta nella vita di Jude. Ce la farò poi ad andare oltre il capitolo 5 dì Lonesome dove? Spero anche qui che finire un mattone mi aiuti a continuare l’altro. Inizierò anche il Murakami del mese in questi giorni, ma Murakami si sa lo leggo con facilità, poi La fine del mondo e il paese delle meraviglie era uno di quei titoli suoi che volevo leggere da anni, dunque la motivazione c’è (anzi, se volete leggerlo insieme c’è il gruppo di lettura, fatemi sapere). In mezzo a questi pensieri sconnessi di letture discontinue ci sono i libri che vorrei leggere nei prossimi mesi, che occupano ora uno spazio tutto loro nella mia libreria, che sono tanti ma mi stanno aspettando con ansia. La domanda è: ce la farò dopo due mesi a finire Una vita come tante questo weekend e andare avanti con la mia vita letteraria? Kindolino dice che mi mancano appena 3 ore e qualcosa di lettura, quindi un po’ ci spero. Voi invece che state leggendo in questi giorni?
2 settimane fa
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4/9
Tornare in Australia grazie a un libro.

L’esperienza in Australia è qualcosa che mi ha lasciato tanto e che farò fatica a dimenticare nella vita; per questo leggere ancora dell’Australia mi aiuta a mantenere vivo il ricordo dell’esperienze vissute dall’altra parte del mondo. E infatti insieme a Duccio, @lettera7c , abbiamo letto Le vie dei canti di Bruce Chatwin, visto che ci accomuna l’esperienza di vita dall’altra parte del mondo, che ci ha fatti conoscere qui su Instagram. 

Il libro racconta la storia autobiografica del suo autore, antropologo che dall’Inghilterra va in Australia e affronta un viaggio nell’Outback, sulle orme delle popolazioni native. Chatwin segue il concetto delle antiche strade dei canti, percorsi delle popolazioni nomadi australiane che accompagnavano il viaggio con delle melodie; ci racconta sia della sua ricerca sul campo ma anche della cultura australiana, un paese giovane che in verità è vecchissimo da una cultura millenaria.

Affascinante è sentire raccontare della cultura e della tradizione dei nativi australiani, una delle popolazioni più antiche della terra, e del loro rapporto con il proprio paese, con il deserto, con la fauna e la flora locale. Ma anche sentir raccontare l’Australia vista dagli occhi di un forestiero: mi son sentita vicinissima alla prospettiva dell’autore, che mi ha fatto ricordare tratti tipici del paese, la mentalità, il loro modo di vivere, e mi ha fatto accorgere di quei tratti comuni che noi europei scorgiamo negli australiani.

La trama è di contro un po’ debole e poco coinvolgente, e non ha un punto finale: mi è sembrato un mero racconto di un viaggio, di studi e approfondimenti, ed è mancato il legame emotivo che mi aspettavo. A spezzare la narrazione poi ci sono gli appunti e le citazioni che rompono il ritmo della narrazione, e, se devo essere onesta, che annoiano un po’ alla lunga.

Ma Le vie dei canti è un libro da apprezzare per approcciarsi all’Australia, per capirne un po’ meglio le dinamiche, la storia, e la cultura sia moderna che quella ereditata dai popoli che la abitano da sempre; consigliato a chi vuole conoscere un po’ meglio questo paese dall’ altra parte del mondo.
Tornare in Australia grazie a un libro.

L’esperienza in Australia è qualcosa che mi ha lasciato tanto e che farò fatica a dimenticare nella vita; per questo leggere ancora dell’Australia mi aiuta a mantenere vivo il ricordo dell’esperienze vissute dall’altra parte del mondo. E infatti insieme a Duccio, @lettera7c , abbiamo letto Le vie dei canti di Bruce Chatwin, visto che ci accomuna l’esperienza di vita dall’altra parte del mondo, che ci ha fatti conoscere qui su Instagram. 

Il libro racconta la storia autobiografica del suo autore, antropologo che dall’Inghilterra va in Australia e affronta un viaggio nell’Outback, sulle orme delle popolazioni native. Chatwin segue il concetto delle antiche strade dei canti, percorsi delle popolazioni nomadi australiane che accompagnavano il viaggio con delle melodie; ci racconta sia della sua ricerca sul campo ma anche della cultura australiana, un paese giovane che in verità è vecchissimo da una cultura millenaria.

Affascinante è sentire raccontare della cultura e della tradizione dei nativi australiani, una delle popolazioni più antiche della terra, e del loro rapporto con il proprio paese, con il deserto, con la fauna e la flora locale. Ma anche sentir raccontare l’Australia vista dagli occhi di un forestiero: mi son sentita vicinissima alla prospettiva dell’autore, che mi ha fatto ricordare tratti tipici del paese, la mentalità, il loro modo di vivere, e mi ha fatto accorgere di quei tratti comuni che noi europei scorgiamo negli australiani.

La trama è di contro un po’ debole e poco coinvolgente, e non ha un punto finale: mi è sembrato un mero racconto di un viaggio, di studi e approfondimenti, ed è mancato il legame emotivo che mi aspettavo. A spezzare la narrazione poi ci sono gli appunti e le citazioni che rompono il ritmo della narrazione, e, se devo essere onesta, che annoiano un po’ alla lunga.

Ma Le vie dei canti è un libro da apprezzare per approcciarsi all’Australia, per capirne un po’ meglio le dinamiche, la storia, e la cultura sia moderna che quella ereditata dai popoli che la abitano da sempre; consigliato a chi vuole conoscere un po’ meglio questo paese dall’ altra parte del mondo.
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Tornare in Australia grazie a un libro. L’esperienza in Australia è qualcosa che mi ha lasciato tanto e che farò fatica a dimenticare nella vita; per questo leggere ancora dell’Australia mi aiuta a mantenere vivo il ricordo dell’esperienze vissute dall’altra parte del mondo. E infatti insieme a Duccio, @lettera7c , abbiamo letto Le vie dei canti di Bruce Chatwin, visto che ci accomuna l’esperienza di vita dall’altra parte del mondo, che ci ha fatti conoscere qui su Instagram. Il libro racconta la storia autobiografica del suo autore, antropologo che dall’Inghilterra va in Australia e affronta un viaggio nell’Outback, sulle orme delle popolazioni native. Chatwin segue il concetto delle antiche strade dei canti, percorsi delle popolazioni nomadi australiane che accompagnavano il viaggio con delle melodie; ci racconta sia della sua ricerca sul campo ma anche della cultura australiana, un paese giovane che in verità è vecchissimo da una cultura millenaria. Affascinante è sentire raccontare della cultura e della tradizione dei nativi australiani, una delle popolazioni più antiche della terra, e del loro rapporto con il proprio paese, con il deserto, con la fauna e la flora locale. Ma anche sentir raccontare l’Australia vista dagli occhi di un forestiero: mi son sentita vicinissima alla prospettiva dell’autore, che mi ha fatto ricordare tratti tipici del paese, la mentalità, il loro modo di vivere, e mi ha fatto accorgere di quei tratti comuni che noi europei scorgiamo negli australiani. La trama è di contro un po’ debole e poco coinvolgente, e non ha un punto finale: mi è sembrato un mero racconto di un viaggio, di studi e approfondimenti, ed è mancato il legame emotivo che mi aspettavo. A spezzare la narrazione poi ci sono gli appunti e le citazioni che rompono il ritmo della narrazione, e, se devo essere onesta, che annoiano un po’ alla lunga. Ma Le vie dei canti è un libro da apprezzare per approcciarsi all’Australia, per capirne un po’ meglio le dinamiche, la storia, e la cultura sia moderna che quella ereditata dai popoli che la abitano da sempre; consigliato a chi vuole conoscere un po’ meglio questo paese dall’ altra parte del mondo.
2 settimane fa
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5/9
Uscire dalla zona di comfort.

Anche se non è il genere di libro che leggo di solito, Aristotle e Dante scoprono i segreti dell’universo è un titolo che mi attirato subito per la sua unicità. E ho fatto davvero bene a leggerlo perché sono uscita dalla mia zona di comfort, e mi sono perfino commossa.

La storia racconta l’amicizia tra Ari e Dante, ambientata nel 1987 a El paso; il primo non ha mai avuto un vero amico ed è segnato da traumi familiari, tra il padre silenzioso, la madre apprensiva e un fratello di cui non si può parlare mai. Incontra Dante d’estate, Inizia a prendere lezioni di nuoto da questo ragazzo che scopre intelligente, curioso, solare; e le lezioni di nuoto di Dante, il suo modo di essere aperto e buono cambieranno piano piano anche Ari, facendogli superare l’adolescenza travagliata e complessa che sta attraversando.

Devo dire che nonostante questo libro sia uno young adult, not my cup of tea diciamo, mi è piaciuto molto per la semplicità della sua storia, le morali che porta con sé e la sua positività generale. Questo è dunque un testo rivolto ai più giovani, quasi un romanzo di formazione, ma godibile da tutti sia per la sua scrittura fresca e ritmata, che per l’evoluzione di due ragazzi che stanno cercando se stessi e si scontrano con la famiglia, la società, ma soprattutto loro stessi.

Centrale è il tema dell’accettazione sociale, che va sia dall’emarginazione a scuola perché si è diversi, alle origini messicane o all’omosessualità. Cuore della storia le tematiche lgbt, l’amore per una persona del proprio sesso e di come l’omosessualità venisse vista nella società negli anni ’80. Si parla di violenza, di vera e propria emarginazione, di paura di uscire allo scoperto.

E poi l’amicizia, l’amore, insomma Aristotle e Dante scoprono i segreti dell’universo è un romanzo che ci mostra la storia di due ragazzini che vanno per davvero alla scoperta del mondo e dell universo intero, alla ricerca di comprensione, per sopravvivere ad anni complicati e sentimenti complessi. Davvero bello, e consigliato.
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Uscire dalla zona di comfort. Anche se non è il genere di libro che leggo di solito, Aristotle e Dante scoprono i segreti dell’universo è un titolo che mi attirato subito per la sua unicità. E ho fatto davvero bene a leggerlo perché sono uscita dalla mia zona di comfort, e mi sono perfino commossa. La storia racconta l’amicizia tra Ari e Dante, ambientata nel 1987 a El paso; il primo non ha mai avuto un vero amico ed è segnato da traumi familiari, tra il padre silenzioso, la madre apprensiva e un fratello di cui non si può parlare mai. Incontra Dante d’estate, Inizia a prendere lezioni di nuoto da questo ragazzo che scopre intelligente, curioso, solare; e le lezioni di nuoto di Dante, il suo modo di essere aperto e buono cambieranno piano piano anche Ari, facendogli superare l’adolescenza travagliata e complessa che sta attraversando. Devo dire che nonostante questo libro sia uno young adult, not my cup of tea diciamo, mi è piaciuto molto per la semplicità della sua storia, le morali che porta con sé e la sua positività generale. Questo è dunque un testo rivolto ai più giovani, quasi un romanzo di formazione, ma godibile da tutti sia per la sua scrittura fresca e ritmata, che per l’evoluzione di due ragazzi che stanno cercando se stessi e si scontrano con la famiglia, la società, ma soprattutto loro stessi. Centrale è il tema dell’accettazione sociale, che va sia dall’emarginazione a scuola perché si è diversi, alle origini messicane o all’omosessualità. Cuore della storia le tematiche lgbt, l’amore per una persona del proprio sesso e di come l’omosessualità venisse vista nella società negli anni ’80. Si parla di violenza, di vera e propria emarginazione, di paura di uscire allo scoperto. E poi l’amicizia, l’amore, insomma Aristotle e Dante scoprono i segreti dell’universo è un romanzo che ci mostra la storia di due ragazzini che vanno per davvero alla scoperta del mondo e dell universo intero, alla ricerca di comprensione, per sopravvivere ad anni complicati e sentimenti complessi. Davvero bello, e consigliato.
2 settimane fa
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6/9
Cosa state leggendo?

Venerdì è tornato, aprile sta finendo ma la primavera non sembra arrivare ancora a Trieste e forse riuscirò ad uscire di casa quest’amo weekend; premesse sconclusionate per l’ultimo venerdì di un mese che vorrei scordare, ma che in termini di letture mi ha dato alcune soddisfazioni.
Durante la settimana ho letto abbastanza, ho terminato un libro e ne ho ancora in lettura tre (quelli in foto). 
Partiamo da Lonesome Dove che sto leggendo un po’ a fatica: è sempre la stessa storia con i mattoni cosi alti, all’inizio arranco. Ma spero che a un certo punto arrivi il momento da wow che mi faccia andare spedita. Speriamo solo arrivi presto questo momento wow, anche perché lo sto leggendo con @ylaila.books che mi aspetta da una settimana ormai.

L’assassinio di Roger Ackroyld mi sta piacendo molto, ha una prospettiva molto particolare per essere un giallo di Agatha Christie, e leggere le descrizioni di Poirot dagli occhi del narratore è per ora la parte più affascinante per me, visto l’amore che ho per l’investigatore belga.

Infine, il protagonista della mia settimana è stato Una vita come tante, che, ebbene sì, mi sta piacendo parecchio. Altro che una vita come tante (semicit.) e sono contentissima di avergli dato una seconda chance. Sono a metà del libro, non dico che potrei finirlo ad aprile ma c’è una buona probabilità che sia il primo libro dì maggio invece. La mia domanda costante è: quanti altri traumi dovrà subire quel povero Jude nella sua vita? Non rispondetemi se lo sapete, anche se i miei presentimenti non sono per niente buoni per il momento. 

Queste le mie letture di fine mese, voi invece cosa state leggendo in questi giorni?

#unavitacometante #librinborsa #inlettura #stoleggendo #currentlyreading #bookstagram #holetto #leggerefabene #leggerechepassione
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Cosa state leggendo? Venerdì è tornato, aprile sta finendo ma la primavera non sembra arrivare ancora a Trieste e forse riuscirò ad uscire di casa quest’amo weekend; premesse sconclusionate per l’ultimo venerdì di un mese che vorrei scordare, ma che in termini di letture mi ha dato alcune soddisfazioni. Durante la settimana ho letto abbastanza, ho terminato un libro e ne ho ancora in lettura tre (quelli in foto). Partiamo da Lonesome Dove che sto leggendo un po’ a fatica: è sempre la stessa storia con i mattoni cosi alti, all’inizio arranco. Ma spero che a un certo punto arrivi il momento da wow che mi faccia andare spedita. Speriamo solo arrivi presto questo momento wow, anche perché lo sto leggendo con @ylaila.books che mi aspetta da una settimana ormai. L’assassinio di Roger Ackroyld mi sta piacendo molto, ha una prospettiva molto particolare per essere un giallo di Agatha Christie, e leggere le descrizioni di Poirot dagli occhi del narratore è per ora la parte più affascinante per me, visto l’amore che ho per l’investigatore belga. Infine, il protagonista della mia settimana è stato Una vita come tante, che, ebbene sì, mi sta piacendo parecchio. Altro che una vita come tante (semicit.) e sono contentissima di avergli dato una seconda chance. Sono a metà del libro, non dico che potrei finirlo ad aprile ma c’è una buona probabilità che sia il primo libro dì maggio invece. La mia domanda costante è: quanti altri traumi dovrà subire quel povero Jude nella sua vita? Non rispondetemi se lo sapete, anche se i miei presentimenti non sono per niente buoni per il momento. Queste le mie letture di fine mese, voi invece cosa state leggendo in questi giorni? #unavitacometante #librinborsa #inlettura #stoleggendo #currentlyreading #bookstagram #holetto #leggerefabene #leggerechepassione
3 settimane fa
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7/9
A Trieste c’è una via che sembra proprio una piccola Parigi, nascosta nel cuore della periferia della città. 

Massimiliano Alberti ha preso questa curiosità, ci ha romanzato sopra e ha creato il suo romanzo che si intitola proprio La picca parigi, edito Infinito edizioni e di cui parti del ricavato del libro sono stati devoluti in beneficienza al Gattile di Trieste. 

La piccola Parigi racconta la storia di Lorenzo, che seguiamo sin da bambino. È nato e cresciuto nella periferia di Trieste, solo con sua mamma. Un giorno, esplorando il suo rione con gli amici di sempre Tullio e Christian, trova un angolo magico vicino al borgo Fedrigovez, che scoprirà essere chiamato piccola Parigi. Seguiamo poi Lorenzo fino alla vita adulta, nella sua missione di riportare in vita quel borgo nascosto nel suo quartiere a cui ha lasciato un pezzo di cuore da ragazzino.

Questo di Alberti è un romanzo di formazione, una storia di crescita e di amore, per la vita ma anche per il territorio. Ma è pure una storia che parla di perdita, di amicizia, di relazioni; un romanzo breve e delicato, ma intenso di emozioni e di contenuti, che con una scrittura sempre molto ricca e ricercata racconta una storia di cambiamento, personale, e nei luoghi raccontati.
La crescita del protagonista va di pari passo al preservare la sua piccola Parigi, l’allontanarsi da vecchi amici, famiglia e vecchi amori porta ad avvicinarsi sempre più a quella via scoperta nelle esplorazioni da bambini e rimasta nel cuore per una serie di motivi.

Il territorio e i luoghi dunque sono fondamentali in questo racconto: si vede da subito l’attenzione a spazi e architettura, alle vie, a quella Parigi in miniatura che poi diventerà anche lei protagonista insieme a Lorenzo di questo romanzo. Ispirata dalla capitale della Francia dunque, la via è stata durante la guerra ricostruita a immagine e somiglianza di Montmartre, con case tutte ammassate, in un angolo di città ormai dimenticato e quasi solo una leggenda, tra gatti che scorrazzano liberi per le vie.

Mi piacciono i romanzi ambientati nella mia Trieste, ed è stato bello, grazie a questo libro, scoprire angoli che ancora non conoscevo della città.
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A Trieste c’è una via che sembra proprio una piccola Parigi, nascosta nel cuore della periferia della città. Massimiliano Alberti ha preso questa curiosità, ci ha romanzato sopra e ha creato il suo romanzo che si intitola proprio La picca parigi, edito Infinito edizioni e di cui parti del ricavato del libro sono stati devoluti in beneficienza al Gattile di Trieste. La piccola Parigi racconta la storia di Lorenzo, che seguiamo sin da bambino. È nato e cresciuto nella periferia di Trieste, solo con sua mamma. Un giorno, esplorando il suo rione con gli amici di sempre Tullio e Christian, trova un angolo magico vicino al borgo Fedrigovez, che scoprirà essere chiamato piccola Parigi. Seguiamo poi Lorenzo fino alla vita adulta, nella sua missione di riportare in vita quel borgo nascosto nel suo quartiere a cui ha lasciato un pezzo di cuore da ragazzino. Questo di Alberti è un romanzo di formazione, una storia di crescita e di amore, per la vita ma anche per il territorio. Ma è pure una storia che parla di perdita, di amicizia, di relazioni; un romanzo breve e delicato, ma intenso di emozioni e di contenuti, che con una scrittura sempre molto ricca e ricercata racconta una storia di cambiamento, personale, e nei luoghi raccontati. La crescita del protagonista va di pari passo al preservare la sua piccola Parigi, l’allontanarsi da vecchi amici, famiglia e vecchi amori porta ad avvicinarsi sempre più a quella via scoperta nelle esplorazioni da bambini e rimasta nel cuore per una serie di motivi. Il territorio e i luoghi dunque sono fondamentali in questo racconto: si vede da subito l’attenzione a spazi e architettura, alle vie, a quella Parigi in miniatura che poi diventerà anche lei protagonista insieme a Lorenzo di questo romanzo. Ispirata dalla capitale della Francia dunque, la via è stata durante la guerra ricostruita a immagine e somiglianza di Montmartre, con case tutte ammassate, in un angolo di città ormai dimenticato e quasi solo una leggenda, tra gatti che scorrazzano liberi per le vie. Mi piacciono i romanzi ambientati nella mia Trieste, ed è stato bello, grazie a questo libro, scoprire angoli che ancora non conoscevo della città.
3 settimane fa
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8/9
I primi due Romanzi di Murakami. 

Il primo romanzo di Murakami prese vita dopo un’epifania a una partita di baseball, e venne scritto sul tavolo della cucina di notte, in inglese e poi tradotto in giapponese. È arrivato fino a noi poi per un colpo di fortuna: Murakami lo mandò a una rivista per un premio letterario senza tenere nemmeno una copia. Se non fosse stato selezionato come vincitore, noi non saremmo qui oggi a parlare di uno dei romanzieri giapponesi più famosi di sempre. Sembra quasi che fosse scritto nel destino, e io penso che meno male che il destino ha voluto così.
In Italia i primi due romanzi di Murakami, quelli che egli stesso definisce i romanzi della cucina, sono usciti in un volume unico, dal titolo Vento & Flipper.

Già in queste prime opere, nonostante si riconosca uno scrittore agli esordi e immaturo, non si può fare a meno di notare il talento di Murakami con le parole. La penna è il punto forte di entrambi i testi secondo me: se la trama mi ha sorpreso poco invece quello che ho riconosciuto è stato proprio il valore stilistico. Murakami usa in tutte e due le storie la prima persona singolare come voce narrante, cosa che poi diventerà uno dei suoi marchi di fabbrica.

Come dicevo quindi mi sono concentrata poco sulla trama, che mi è sembrata poco incisiva, ma ho trovato interessante vedere dei temi che da qui in poi saranno ricorrenti nell’opera dell’autore: un’impronta molto intima e introspettiva, un protagonista che ricorda personaggi già incontrati in altre storie di Murakami, solitario, con poche prospettive per il futuro, pochi amici e legami con la famiglia radi.
Se posso azzardare un paragone, questi due romanzi mi sono sembrati i predecessori di uno dei testi più famosi di Murakami, Norwegian wood, con tematiche molto affini a esso come l’amore, il suicidio, la ricerca di sé, oltre che la  giovinezza e il modo di affrontare la vita.

Dunque Vento & Flipper è l’esordio di Murakami nel mondo, un libro che racchiude due testi non perfetti secondo i miei gusti, ma di certo godibili. Possono essere di certo un ottimo primo approccio alla letteratura contemporanea giapponese, e soprattutto a Murakami.
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I primi due Romanzi di Murakami. Il primo romanzo di Murakami prese vita dopo un’epifania a una partita di baseball, e venne scritto sul tavolo della cucina di notte, in inglese e poi tradotto in giapponese. È arrivato fino a noi poi per un colpo di fortuna: Murakami lo mandò a una rivista per un premio letterario senza tenere nemmeno una copia. Se non fosse stato selezionato come vincitore, noi non saremmo qui oggi a parlare di uno dei romanzieri giapponesi più famosi di sempre. Sembra quasi che fosse scritto nel destino, e io penso che meno male che il destino ha voluto così. In Italia i primi due romanzi di Murakami, quelli che egli stesso definisce i romanzi della cucina, sono usciti in un volume unico, dal titolo Vento & Flipper. Già in queste prime opere, nonostante si riconosca uno scrittore agli esordi e immaturo, non si può fare a meno di notare il talento di Murakami con le parole. La penna è il punto forte di entrambi i testi secondo me: se la trama mi ha sorpreso poco invece quello che ho riconosciuto è stato proprio il valore stilistico. Murakami usa in tutte e due le storie la prima persona singolare come voce narrante, cosa che poi diventerà uno dei suoi marchi di fabbrica. Come dicevo quindi mi sono concentrata poco sulla trama, che mi è sembrata poco incisiva, ma ho trovato interessante vedere dei temi che da qui in poi saranno ricorrenti nell’opera dell’autore: un’impronta molto intima e introspettiva, un protagonista che ricorda personaggi già incontrati in altre storie di Murakami, solitario, con poche prospettive per il futuro, pochi amici e legami con la famiglia radi.
Se posso azzardare un paragone, questi due romanzi mi sono sembrati i predecessori di uno dei testi più famosi di Murakami, Norwegian wood, con tematiche molto affini a esso come l’amore, il suicidio, la ricerca di sé, oltre che la giovinezza e il modo di affrontare la vita. Dunque Vento & Flipper è l’esordio di Murakami nel mondo, un libro che racchiude due testi non perfetti secondo i miei gusti, ma di certo godibili. Possono essere di certo un ottimo primo approccio alla letteratura contemporanea giapponese, e soprattutto a Murakami.
3 settimane fa
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9/9
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