MAreeba, i'm here

Diario letterario di un’italiana in Australia – Capitolo 5: Mareeba i’m here

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Capitolo 5: Mareeba i’m here

Rieccomi tornata a sproloquiare sulle mie avventure australiane: ora sono a Mareeba, ma sono passate già 5 settimane da quando sono atterrata qui in Australia e se avete letto i capitolo precedenti, di cose ne son successe.

Dove eravamo rimasti?

Venerdì scorso ho terminato la mia esperienza al Sun Pacific College a Kewarra beach, c’è stata una cerimonia per la nostra Graduation seguita da un mega party sulla spiaggia, con barbecue e birre a volontà: la festa più grande che l’SPC potesse ricordare, c’era talmente tanta gente che la sera a cena in mesa c’erano solo quattro persone. Che soddisfazione! Unica pecca della serata è stata l’interruzione precoce del festeggiamento, da parte dello staff del college; qualcuno dei vicini deve essersi lamentato del rumore, e siamo stati tutti richiamati all’ordine. Diciamo che non ho preso molto bene l’interruzione e non sono andata a letto felice, anzi. Ma è comprensibile l’atteggiamento della scuola, nonostante fosismo tutti maggiorenni, sia chiaro.

Il sabato è stata giornata di relax e bagagli, pronti la domenica per lasciare quella che è stata la nostra casa per tre settimane, dove in fin dei conti ho lasciato un piccolo pezzetto di cuore: ho trovato tante belle persone e nuovi amici in questa scuola, e la mia sensibilità mi ha fatto sentire un po triste di lasciare il college. Ma come dicevo la scorsa settimana, la nostra avventura deve proseguire, dobbiamo vedere molti altri posti, conoscere molta altra gente, e non ci si può fermare appena all’inizio del viaggio.

Per questo motivo domenica dopo due autobus e quasi due ore e mezza di viaggio siamo sbarcati a Mareeba, un’allegra cittadina del Queensland, non lontana da Cairns ma decisamente ancora più campagnola di dove ci trovavamo fino a poche ore prima.
Siamo sbarcati in town con un po’ di dubbi sul dove e come andare: avevamo già preso accordi per una accommodation, ma fino a quando non siamo arrivati qui credevamo di doverla cercare muniti di pazienza e google maps. E a piedi, carichi dei nostri pesantissimi zaini, ancora più gravosi di quando siamo partiti.
Ma la buona sorte in questi giorni sembra essere dalla nostra parte e dopo pochissima attesa un tale di nome Billy ci recupera alla fermata del bus per portarci alla nostra dimora. Arriviamo a casa completamente all’oscuro di cosa aspettarci: una share house? Un ostello per backpackers? Del loculi con cucina condivisa? Una tenda? La curiosità era tanta. Dopo la breve strada, l’attesa finisce e ci ritroviamo di fronte un’adorabile villetta in una zona residenziale: ad accoglierci ci sono i nostri amici Wallabies e un appartamento tutto per noi. Non poteva andarci meglio!

E finalmente, dopo settimane di separazione, posso di nuovo riunirmi con la mia dolce metà! (Si perché, non so se ve lo avevo già accennato, al college io e Fede siamo stati messi in camere separate, non potete capire che brutto).

La nostra casetta è spaziosa, con aria condizionata, wifi e TV. Tre camere da letto (una libera per il momento), doppia terrazza, giardino anteriore e un altro sul retro che sfocia in un bello quanto temibile boschetto.
Sì, la casa non è proprio nuova e non il massimo della pulizia, ma chissene; non deve essere la nostra abitazione per sempre e per le pulizie ci sono sempre le mie sante manine per rimediare, e anche quelle dei ragazzi.

Poco dopo essere arrivati abbiamo socializzato con il nostro amabile vicino John, un vivace settantenne che deve averci preso proprio a cuore. Oltre a farci dei regali, quali una bottiglia di vino e un antizanzare, si è dimostrato molto premuroso nei nostri confronti, dandoci svariati consigli di ogni genere (dal cibo al lavoro), offrendoci birre tanto costose quanto buone, addirittura rendendosi disponibile a lasciarci la sua macchina se ne avessimo avuto il bisogno, e accompagnandoci a far commissioni dato che noi non ce la siamo sentita di usarla: incredibile!
Incredibile soprattutto data la nostra classica diffidenza italiana nel trovare tanto sincero calore in un benvenuto e cotanta generosità, anche perché per lui in fin dei conti siamo completi sconosciuti.

Non prendetemi per irriconoscente ma devo dire solo che John è un pelo invadente per i miei gusti (da quando vivo da sola non ho mai avuto nessun tipo di rapporto con nessuno dei i miei vicini, sono alquanto riservata diciamo) e ce lo troviamo in casa ogni due per tre: ma credo che i pensionati siano uguali in ogni dove, e dunque noi siamo il suo modo più semplice per occupare il tempo ed è così gentile che diventa impossibile lamentarsi.

Lunedì abbiamo conosciuto la mamma di Jason, il nostro contatto mareebiano che ci ha aiutato con l’alloggio, per vedere una macchina che stavano vendendo; ci siamo ritrovati davanti un’altra donna squisita, che ci ha riempito di consigli su come dove, come, quando e perché cercare lavoro, trattandoci davvero quasi come dei figli. Abbiamo visto la sua casa, la sua accomodation (si anche loro gestiscono una specie di ostello per i ragazzi che lavorano in farm), la farm del nostro padrone di casa e tutte quelle circostanti: non sapete quanti manghi e banani ci sono a Mareeba!

Abbiamo visto e provato anche l’auto, che dopo esserci sembrata in perfette condizioni, posso annunciare con gioia che è finito il tempo delle camminate chilometriche: l’abbiamo comprata! Abbiamo una macchina! (Sto cercando un nome abbastanza carino per la nuova arrivata in famiglia, la prossima settimana spero di averlo trovato per annunciarvelo ufficialmente).
Mi eccito così tanto perché come vi anticipavo Mareeba è quasi aperta campagna e come ogni campagna che si rispetti le distanze sono davvero mooolto lunghe: si parla di almeno 30 minuti a piedi per arrivare alla civilizzazione da casa nostra, sotto il sole australiano. Immaginatevi la fatica dell’altro giorno con le buste della spesa.

Apro ora la mia parentesi letteraria: le mie letture di questa settimana sono state alquanto soddisfacenti, non ho potuto terminare Little Woman causa nostro addio al college e conseguente restituzione del libro, ma in compenso mi sono buttata a capofitto su Orgogli e pregiudizio; e che dire? Rispetto al mio burrascoso inizio, dalla metà del romanzo non ho potuto smettere di leggere, mi sono emozionata, avevo l’ansia per Lizzy e Darcy, volevo arrivare disperatamente il prima possibile alla fine!
L’altra sera ho iniziato anche Saltatempo di Stefano Benni, uno dei miei autori preferiti, che dall’inizio sembra abbastanza promettente. Ho in coda un romanzo da leggere come beta reader e un altro di un autore emergente che mi sta particolarmente a cuore; dunque avrò il weekend bello pieno di nuove letture, finalmente!

Per quanto riguarda la mia prima settimana a Mareeba non è che ho molto altro da dirvi: la macchina la ritiriamo oggi, quindi siamo rimasti il più del tempo in casa (ad annoiarci tremendamente) e a far commissioni quando si poteva.

Unico evento degno di nota è la nostra prima cena che si è rivelata un flop assoluto: tre ore e mezza per cucinare una pasta al tonno. No, non siamo completamente scemi, ma credevamo che la nostra cucina elettrica non funzionasse più.
Solo l’avvento del precedente inquilino causa ritiro posta ha svelato l’arcano: un europeo pensa che per accendere il fornello elettrico il sei sia la potenza massima e l’uno la minima, giusto? Bene, in Australia non è così: infatti il massimo calore della nostra cucina non è sei ma uno. Si avete capito bene, UNO.
Vabbè, stendiamo un velo pietoso per la nostra pasta che faceva schifo, e ormai ho preso atto che questo paese ha molto da insegnarci!

Se ci avere fatto caso questa settimana ho compiuto il mio primo mese australiano, l’estate sta arrivando e con lei anche il nostro lavoro in farm (la prossima settimana sarà dedicata proprio alla ricerca di un lavoro). Questo primo periodo è stato abbastanza semplice, dove quasi tutto era programmato; ora che siamo arrivati a Mareeba inizia l’ignoto e non posso negarvi che ho avuto il primo vero e grande cedimento.

Un po’ causa la mancanza di casa, un po’ dato che non abbiamo ancora un lavoro e i soldini sul conto iniziano pian piano a esser sempre meno, ma soprattutto perché, dopo la stabilità della vita a scuola, non so bene che ne sarà di me nelle prossime due settimane e sono un po’ in ansia.
Non vi preoccupate per me però: la preoccupazione è passata presto e ha lasciato spazio all’ottimismo che da sempre mi contraddistingue, anche perché so in cuor mio che andrà tutto bene.

Dopo aver scritto un bel papiro lungo quasi chilometri, vi lascio a questo weekend che sta per iniziare: noi con la macchina ci siamo riproposti di visitare alcuni posti qui nei dintorni di Mareeba, ma di questo ve ne parlerò la prossima settimana.
Ora tenete incrociate le dita per me perché un lavoro arrivi entro la settimana prossima, ma soprattutto per la mia guida: sono terrorizzata di provare a guidare al contrario (in Australia si guida come in Inghilterra). Dunque mi aspetto un grande buona fortuna da tutti voi!

Eccovi le consuete considerazioni finali:

  •  Mareeba è praticamente aperta campagna, almeno per me.
  •  Gli australiani sono sia deliziosamente gentili che estremamente bacchettoni.
  • I wallabies ormai sono parte della mia routine, devo provare ad addomesticarne uno.
  • Nei supermercati australiani il cibo spazzatura e le bibite gassate non constano niente, ma niente davvero.
  •  Qui la coca cola costa meno dell’acqua.
  •  Sono pronta a girare l’Australia con la nostra nuova macchinina, nessuno potrà fermarmi (solo la guida a sinistra forse).
  •  Se già reputavo gli australiani un popolo cordiale, ora sono sicura che a Mareeba lo sono tutti molto di più.
  •  Più passa il mio tempo in Australia, più mi rendo conto che in questo paese si fa tutto al contrario!
  •  Sono abbastanza terrorizzata dalla guida a sinistra, ma devo assolutamente provare.

Alla prossima settimana con nuovi incredibili aggiornamenti.

Se vi siete persi gli altri capitoli li trovate qui: Diario letterario di un’italiana in australia.

Giorgia

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